Benedetto XVI, due libri per scoprirne la grande umanità “senza strumentalizzazioni”

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Presentati in Sala Marconi i volumi editi da San Paolo dedicati al Papa bavarese, scomparso il 31 dicembre: “Joseph Ratzinger “La scelta”, di Orazio La Rocca, ex vaticanista di Repubblica, e “I miei giorni con Benedetto XVI” di monsignor Alfred Xuereb, attuale nunzio in Corea e Mongolia, per sei anni segretario personale

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

I panini in campagna e gli aneddoti a cena, come quello sul vestito e il cappello da professore universitario in Germania che il sarto gli aveva negato, scambiandolo per un allievo. Poi i ricordi della scuola in Baviera con le visite di San Nicola e il vestito “tutto dorato”, i concertini di Natale con la sorella Maria e il fratello Georg, le risate “di cuore” per le barzellette, l’amore per gli animali, i foglietti con le intenzioni di preghiera sull’inginocchiatoio della cappella. E ancora, le chiacchiere alle 5 di mattina da prefetto della Dottrina della Fede, davanti a una San Pietro deserta, la grande “gentilezza” mostrata a chiunque – collaboratori, giornalisti e anche personaggi come Giovanni Lindo Ferretti –, la decisione di rinunciare al ministero petrino presa senza alcuna titubanza.

Ad oltre un mese dalla morte, “strumentalizzata – come ha avuto modo di dire Papa Francesco di ritorno dal viaggio in Africa – da gente non etica”, emergono lati inediti, per certi versi intimi, dell’uomo Joseph Ratzinger e del Papa Benedetto XVI. Il merito è di due libri, editi da San Paolo: Ratzinger. La scelta, di Orazio La Rocca, ex vaticanista di Repubblica, e I miei giorni con Benedetto XVI, di monsignor Alfred Xuereb, attuale nunzio in Corea e Mongolia, per sei anni segretario personale di Papa Ratzinger.

Un diario

I due volumi sono stati presentati oggi nella Sala Marconi di Palazzo Pio dalla biblista Rosanna Virgili e da entrambi gli autori: uno in presenza (La Rocca); l’altro (Xuereb) in video collegamento “dalla lontana Seul”. Distanza colmata dall’emozione del presule maltese nell’elencare ricordi, particolari, storie, che hanno composto il suo libro, da lui, tuttavia, definito come “un diario”. “Anche se la copertina reca il mio nome, il vero autore è Benedetto XVI. Io non ho fatto altro che riportare le sue parole dette privatamente, non coperte da segreto, come pure quelle pronunciate da Pontefice”.

Lavoro doveroso

Per Xuereb un lavoro del genere era “doveroso”. Era cioè necessario che il pubblico conoscesse racconti “così belli e significativi”, condivisi dal Papa “in momenti di fraternità” che lui aveva appuntato giorno dopo giorno, sin da quando si era accostato alla famiglia pontificia. “Sentivo la necessità di metterli per iscritto perché non andassero perduti”. Al centro del volume, ha chiarito l’ex segretario, “non c’è la pretesa di imporre la mia idea di Benedetto, vorrei solo dire ai lettori: ecco qua, questo è l’uomo che ho avuto il privilegio di conoscere”. Nessun retroscena, informazioni riservate o frasi pronunciate in confidenza, quindi, si scoprono in queste pagine, ma solo “la sensibilità e l’animo di un Pontefice”.

I dialoghi in Piazza San Pietro

È lo stesso obiettivo di fondo al libro di La Rocca che in Sala Marconi ha riferito degli incontri personali con l’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, nella Piazza del Sant’Uffizio dove lui come “un rapinatore” si svegliava e aspettava il cardinale tedesco. “Ho provato a contattare i segretari, mi sono detto: basta, lo aspetto sotto casa. Ho trovato un gigante…”. Quell’uomo che si svegliava prestissimo per andare in ufficio, da solo con la valigetta, ha concesso al giornalista di Repubblica momenti di dialogo per “parlare di tutto”: dai rapporti con islam e ebrei, al terzo segreto di Fatima. “Sapeva chi ero e mi faceva registrare. Altre volte con dolcezza mi ha detto no, oppure un giorno si alzò tardissimo – erano le 7 – e mi disse: devo andare dentista. Rivelava sé stesso con grande umanità e semplicità”.

Umanità e semplicità

Proprio con questi tratti, ha detto Xuereb, vorrebbe che Ratzinger possa essere ricordato nel futuro: “Così com’è stato nella realtà, senza farsi influenzare da commenti falsati e alterazioni da chi non si è sforzato sufficientemente a conoscerlo da vicino”. “Sono d’accordo con Francesco”, ha aggiunto, in riferimento alle dichiarazioni del Papa sulla “strumentalizzazione” dopo la morte: “Si capiva che qualcuno voleva sempre strumentalizzare le persone, persone che non potevano parlare più. Come Benedetto”.