La nuova dichiarazione sulla giustizia sociale della Conferenza episcopale australiana viene pubblicata in un anno importante per gli aborigeni e per gli abitanti delle isole dello Stretto di Torres. Nel 2023, infatti, si voterà un referendum per riconoscere agli indigeni una voce all’interno del Parlamento. I vescovi hanno invitato i cattolici australiani ad un nuovo impegno con i Primi Popoli, per superare insieme l’ingiustizia attraverso l’amore, al centro del messaggio di Gesù
Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano
A 56 anni dal riconoscimento degli aborigeni come cittadini, quest’anno l’Australia è chiamata a votare un nuovo referendum storico. Gli australiani dovranno decidere se modificare la propria Costituzione, inserendo un articolo che dia “voce” alla popolazione aborigena nazionale nel consigliare la politica del governo. La Conferenza episcopale australiana, nella sua dichiarazione sulla giustizia sociale per gli aborigeni del 2023 – pur non volendo in alcun modo influenzare il voto dei cittadini -ha chiesto un “nuovo impegno” per mettere la Chiesa “in prima linea in una nuova era della vita pubblica australiana”.
La Chiesa e i popoli nativi: un approccio sinodale
La dichiarazione dei vescovi, intitolata Listen, Learn, Love: A New Engagement with Aboriginal and Torres Strait Islander Peoples è stata fortemente ispirata dal cammino sinodale in corso nella Chiesa. Secondo quanto affermato durante la presentazione della dichiarazione da monsignor Vincent Long, vescovo di Parramatta: “Ascoltare e imparare è anche una parte essenziale dell’approccio sinodale che il Santo Padre ci sta invitando ad abbracciare, abbiamo cercato di tenere a mente anche questo aspetto mentre scrivevamo questa dichiarazione”. Proprio per questo i vescovi australiani hanno invitato i membri della National Aboriginal and Torres Strait Islander Catholic Council (NATSICC) – organizzazione che da sempre denuncia le ingiustizie che gli aborigeni hanno affrontato negli anni – a parlare direttamente delle loro esperienze. Gli aborigeni infatti sono da sempre esposti a forme di discriminazione e a pregiudizi che portano a gravi conseguenze nella loro vita. Tra questi spiccano i risultati più scarsi in termini di occupazione, istruzione e alloggio, ma anche l’alto tasso di suicidi e di incarcerazione. La NATSICC ha per questo dichiarato di identificare il razzismo come una sfida continua, elogiando gli sforzi compiuti all’interno della Chiesa per sostenere le loro comunità.
La volontà dei vescovi australiani
La Conferenza episcopale australiana riconosce il dolore e le difficoltà vissuti dagli aborigeni, e nel farlo sottolinea la solidarietà della Chiesa con quelle popolazioni, ma ammette anche il proprio ruolo nelle ingiustizie subite dai nativi durante il periodo della colonizzazione. Un’analisi derivata da un “profondo ascolto” che secondo l’arcivescovo Timothy Costelloe, presidente dei vescovi australiani, è stato il motore della dichiarazione. Monsignor Costelloe ha inoltre sottolineato come le popolazioni indigene debbano essere “accolte dai margini al centro, in modo che possano guidare le discussioni sul cambiamento per portare guarigione e giustizia”.