Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Sono almeno otto le persone che hanno perso la vita e nove quelle rimaste ferite nell’attentato diretto contro un convoglio delle Nazioni Unite sulla strada che conduce all’aeroporto internazionale di Mogadiscio. Lo riferiscono i media locali citando fonti sanitarie della capitale. Secondo la Polizia il bilancio delle vittime, che comprende sia civili sia militari, potrebbe peggiorare.
La rivendicazione
I miliziani somali di al-Shabab, legati ad al-Qaeda, hanno rivendicato l’attentato, come riporta la radio somala Dalsan. Un kamikaze a bordo di una autobomba si è fatto saltare in aria nei pressi dell’aeroporto internazionale di Ade Adden, nel distretto di Waberi. Tra i sopravvissuti all’attacco c’è il vice sindaco di Mogadiscio e responsabile della sicurezza della regione, Yare Abdi. L’obiettivo era un convoglio delle Nazioni Unite scortato dall’Amisom, la Missione dell’Unione Africana in Somalia. Lo scrive il portale ‘Somali Guardian’ spiegando che del convoglio facevano parte funzionari stranieri scortati dalle forze di pace dell’Unione Africana.
Lo scenario politico
L’ennesimo attentato arriva in un periodo particolarmente critico per la Somalia. Il Paese, già devastato da una profonda crisi umanitaria legata anche alla violenza dei gruppi jihadisti, affronta in queste settimane la forte tensione tra il presidente Mohamed Abdullahi Mohamed Farmaajo ed il premier Mohamed Hussein Roble, sospeso dai suoi poteri dal presidente, il 27 dicembre scorso, per un presunto caso di corruzione. Roble e l’opposizione accusano Farmaajo di aver tentato un colpo di Stato, con la rimozione del premier e con il recente pesante dispiegamento militare a Mogadiscio. Nazioni Unite, Unione Africana, Unione europea, così come gli Stati Uniti, chiedono una soluzione basata sul dialogo e di evitare qualsiasi provocazione o uso della forza che potrebbe minare la pace e la stabilità.
La popolazione
A pagare il prezzo più alto della crisi sono i civili. Proprio oggi Save The Children denuncia la situazione critica in cui si trovano i minori del Paese. Almeno un miliardo e mezzo di dollari – fa sapere l’organizzazione umanitaria – è indispensabile per proteggere i bambini vulnerabili e le loro famiglie in tutta la Somalia, per fornire loro cibo, assistenza sanitaria, istruzione e acqua necessari per superare questa crisi. Save the Children esorta il governo somalo a considerare prioritaria la risposta umanitaria, garantendo che l’attuale stallo politico tra il governo federale e gli Stati membri non ostacoli la consegna degli aiuti umanitari ai bambini e alle loro famiglie colpiti dalla crisi.