Appello all’Onu: nessuno sia escluso dal vaccino anti-Covid

Vatican News

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

La Caritas Internationalis e il Dicastero vaticano per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale, con un chiaro e articolato comunicato, a firma dei cardinali Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis, e Peter Turkson, prefetto del Dicastero, e di Aloysius John, segretario generale di Caritas Internationalis, chiedono che sia possibile per tutti i Paesi, soprattutto quelli più svantaggiati, l’accesso ai vaccini per fronteggiare il virus Covid-19, che da un anno ancora si fa sentire nel mondo. I documento, in particolare, coinvolge le Nazioni Unite ad occuparsi della questione con una riunione apposita del Consiglio di Sicurezza. La pandemia ha portato alla luce “la fragilità e la vulnerabilità dell’esistenza umana”, si legge. Per lottare contro la propagazione di questo virus, la famiglia umana ha cercato di agire in modo solidale, osservando il distacco sociale e l’isolamento, la chiusura delle frontiere e per comunicare l’uso massiccio della tecnologia digitale. Papa Francesco ha spesso detto che il virus ci ha unito e solo nella solidarietà possiamo uscire da questa pandemia.

Nessuna differenza tra Nazioni ricche e Nazioni povere

Quest’anno, i vaccini sono diventati il centro dell’attenzione e di molte speranze. Le Nazioni ricche del Nord globale, che hanno versato denaro per la produzione dei vaccini, stanno ora aspettando il ritorno del loro investimento. Nel vaccino sono riposte le speranze, affinché la vita economica e sociale riprenda a pieno. Ma questo processo ha portato ad una sorta di protezionismo nel del Nord nel mondo, una sorta di Nazionalismo che lascia fuori il Sud globale, dove vive la maggioranza dei poveri. Proprio sul ricorso al vaccino, ricorda il testo, Papa Francesco ha incoraggiato le persone a vaccinarsi, perché è un modo di esercitare la responsabilità verso il prossimo e il benessere collettivo. E ha ribadito che tutti devono avere accesso al vaccino, senza che nessuno sia escluso a causa della povertà. Anche la Santa Sede ha vaccinato un certo numero di poveri. Siamo in un momento cruciale, un’opportunità per vivere il miracolo della carità e salvare insieme il mondo globalizzato.

Un accesso ineguale

La distribuzione non equa delle dosi, si legge ancora, solleva un problema per le comunità del Sud del mondo che ne hanno estremo bisogno. Nel nostro mondo interconnesso, i vaccini devono essere resi disponibili in modo equo. Siamo preoccupati, affermano Tagle, Turkson e John, per le comunità in Africa e le Nazioni più povere in America Latina e in Asia.

Salvare il Dono della Vita

I vaccini sono un mezzo per rispettare e salvare il “Dono della vita”. Poiché ogni vita è inviolabile, nessuno deve essere escluso. I poveri, le minoranze, i rifugiati, gli emarginati sono i più esposti al virus. Prendersi cura di loro è una priorità morale, perché abbandonarli mette a rischio loro e la comunità nella sua globalità e il nostro benessere collettivo dipende da come ci prendiamo cura degli ultimi. Da qui l’esortazione del comunicato ai leader politici affinché guardino e oltre gli interessi delle loro Nazioni e dei loro gruppi politici. Questa pandemia è un problema di sicurezza mondiale, che minaccia l’intera famiglia umana. Affrontare la questione dei vaccini dalla prospettiva di una ristretta strategia nazionale potrebbe portare a un fallimento morale nel soddisfare i bisogni dei più vulnerabili in tutto il mondo.

Un’emergenza da affrontare globalmente

L’attuale crisi dei vaccini deve essere vista nel contesto più ampio della situazione sanitaria globale. Molte delle Nazioni meno sviluppate mancano ancora di infrastrutture mediche di base e dei mezzi per conservare i vaccini. Inoltre, le persone nelle lontane zone rurali non sono sensibilizzate e sono esposte ad altre malattie infettive che rimangono prevalenti. Se la pandemia sfuggisse di mano nel Sud del mondo questo potrebbe portare ad una nuova crisi umanitaria globale.

Rivedere il debito dei Paesi poveri

Il debito dei Paesi a basso reddito deve essere rivisto. Si innescherebbe così, suggerisce il documento, un processo virtuoso per migliorare i servizi e le strutture mediche in questi Paesi. Il denaro destinato a pagare il debito di un paese povero potrebbe essere speso per rafforzare la sicurezza sanitaria. Anche la questione del brevetto sui vaccini deve essere affrontata con urgenza per identificare la produzione localizzata in Africa, America Latina e Asia e accelerare l’accesso ai vaccini prima che sia troppo tardi. Coinvolgere gli attori locali, in particolare le organizzazioni religiose, è importante, perché hanno le strutture di base e il contatto necessario con le persone più vulnerabili, come i migranti, gli sfollati interni e gli emarginati.

Sui vaccini intervenga l’Onu

In linea con le osservazioni del Dicastero per la promozione dello sviluppo umano integrale “Vaccini per tutti: 20 punti per un mondo giusto e più sano”, Caritas Internationalis esorta i decisori e le Nazioni Unite ad agire come segue

– Chiedere una riunione del Consiglio di Sicurezza per affrontare la questione dell’accesso ai vaccini come un problema di sicurezza globale con decisioni politiche ferme basate sul multilateralismo.

– Intraprendere la remissione del debito dei Paesi più poveri il più rapidamente possibile e utilizzare i fondi ottenuti per migliorare i sistemi medici e sanitari di questi paesi.

– Promuovere la produzione locale di vaccini in diversi centri tecnici in Africa, America Latina e Asia e renderli disponibili nei prossimi sei mesi affrontando la questione dei brevetti e della collaborazione tecnica con le Nazioni più povere.

– Assegnare un sostegno finanziario e tecnico alle organizzazioni locali della società civile, e in particolare alle organizzazioni basate sulla fede, per assicurare la preparazione delle comunità locali attraverso la sensibilizzazione e la costruzione di capacità.