All’Università Cattolica di Brescia formazione e ricerca su fraternità e sviluppo

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Adriana Masotti – Città del Vaticano

Per cambiare il mondo bisogna cambiare l’educazione. Lo ha affermato più volte Papa Francesco – anche il 5 ottobre scorso incontrando i leader di varie religioni e rilanciando la necessità di un Patto Educativo Globale – e l’Università Cattolica del Sacro Cuore ne è da sempre convinta. Sono tante le iniziative con cui l’Ateneo persegue questo obiettivo. Oltre alla Cattedra Unesco in “Education for Human Development and Solidarity Among Peoples”, un anno fa è stato creato l’Osservatorio per l’educazione e la cooperazione internazionale che si propone di favorire la collaborazione tra Università, centri di ricerca e organismi internazionali per promuovere su questo tema studi, attività formative e pubblicazioni che nascano dal dialogo e dal confronto anche tra culture diverse. Un contributo a questo percorso, intende offrirlo anche il convegno di Brescia di giovedì, in cui si confronteranno esperti e studiosi di diversi Paesi..

Simeone: l’educazione è motore per lo sviluppo dei popoli

Domenico Simeone è il direttore della Cattedra Unesco della Cattolica e del nuovo Osservatorio per l’educazione e la cooperazione internazionale. A lui chiediamo di spiegarci che cosa significa educare alla cooperazione internazionale:

Ascolta l’intervista a Domenico Simeone

Educare alla cooperazione internazionale vuol dire mettere in atto delle azioni che sensibilizzino gli studenti, ma più in generale gli operatori, alla solidarietà, all’incontro con le altre culture e ad un impegno sociale che sia aperto a quella dimensione della fratellanza a cui ci invita Papa Francesco attraverso il lancio del Patto Educativo Globale.

L’Osservatorio e questa giornata dell’Università Cattolica, rispondono proprio a quell’appello del Papa per un patto tra le generazioni, ma non soltanto, anche tra gli Stati, tra le organizzazioni internazionali, per una nuova visione del mondo…

Sì, e noi siamo convinti che l’educazione possa essere un motore per lo sviluppo dei popoli e che sia uno strumento fondamentale per lo sviluppo integrale di ogni persona. Siamo in un momento in cui stanno cambiando anche gli equilibri geopolitici e mai come oggi c’è bisogno di educazione, lo abbiamo sperimentato anche in questi duri mesi legati alla pandemia. Ma soprattutto c’è bisogno di formare i formatori, di avere insegnanti preparati in ogni parte del mondo, perché le disuguaglianze sono ancora molto rilevanti e per certi aspetti si sono ulteriormente acuite, in questo periodo. 

L’educazione può favorire l’incontro tra culture diverse e permettere la conoscenza reciproca. Ma basta questo per far fronte alla povertà e per scongiurare i conflitti?

Senz’altro l’educazione non è sufficiente, ma è un ingrediente fondamentale perché attraverso l’educazione possiamo offrire degli strumenti perché ciascuno possa diventare protagonista nella costruzione della società di domani. Quindi l’educazione è un elemento fondamentale ma che va accompagnato, ovviamente, anche a politiche adeguate, a processi di negoziazione, ad uno sviluppo delle relazioni tra le popolazioni e tra gli Stati che ha bisogno anche di luoghi di mediazione internazionale.

Oggi si assiste a una crisi delle multilateralismo. Come si è arrivati a questo e perché è importante che questo modo di affrontare le questioni riprenda slancio?

Questa è una crisi davvero rilevante che ci preoccupa parecchio. Ci si è arrivati perchè sono cambiati alcuni equilibri a livello internazionale e c’è bisogno di recuperare questo senso di appartenenza alla comunità degli uomini, c’è bisogno di far dialogare il giusto rispetto delle tradizioni locali con il senso di una appartenenza più ampia alla famiglia umana. Questa consapevolezza di abitare una casa comune di cui ciascuno è responsabile, ci può aiutare a trovare nuove forme di collaborazione anche a livello internazionale.

Ecco, quando si parla di cooperazione internazionale, almeno a me, viene in mente la formula, diciamo, degli anni ’80 quando si parlava molto di cooperazione allo sviluppo che voleva dire andare ad aiutare le popolazioni più povere portando spesso la propria cultura e la propria visione. E’ cambiato oggi il concetto di cooperazione internazionale, è diventata un’altra cosa?

La cooperazione internazionale è molto cambiata, ma a mio avviso deve ancora cambiare e credo che debba avere a che fare non soltanto con il portare un aiuto, ma piuttosto con l’aprire delle forme, dei canali di dialogo, di collaborazione, di reciprocità e tutto questo nasce dall’ascolto prima ancora che dall’aiuto. Ecco, questa dimensione di reciprocità nella cooperazione internazionale, io credo che sia il tratto distintivo di quella dimensione che dobbiamo affrontare oggi e che dovremmo affrontare anche nel prossimo futuro.

Tornando alla giornata di studi organizzata a Brescia, verranno presentate anche alcune realizzazioni concrete come il progetto di cooperazione internazionale nato in Francia, la Casa della Pace, o un’esperienza di cooperazione condotta tra università: può anticiparci qualcosa?

Nel corso del nostro convegno affronteremo temi di carattere generale, ma abbiamo voluto anche presentare alcune esperienze specifiche, quella che lei citava “Maison de Paix” è un’esperienza che si è realizzata nella Repubblica Democratica del Congo e che stiamo seguendo da vicino perché ci sembra un’esperienza emblematica e al cuore di questa esperienza c’è proprio l’educazione come motore di sviluppo di una comunità locale. Ma ci sono molte altre esperienze che hanno visto la luce all’interno del nostro Ateneo, grazie anche alla collaborazione del Centro di Ateneo per la solidarietà internazionale. Attraverso queste esperienze diamo la possibilità anche i nostri studenti, durante il loro percorso universitario, di sperimentare delle forme di cooperazione internazionale perché crediamo che, oltre a formare dei ricercatori, dei professionisti, che potranno poi inserirsi nel tessuto produttivo del nostro Paese, è importante formare anche delle persone sensibili e attente alle dinamiche internazionali aperte alla solidarietà e all’incontro tra i popoli.

Qual è l’obiettivo specifico del convegno di domani?

L’obiettivo è proprio quello di leggere le trasformazioni che sono in atto perlomeno per intuire quali possono essere le sfide che ci attendono nel prossimo futuro e per poter dare un contributo in termini di ricerca e di formazione, ma anche di impegno concreto attraverso la Terza missione dell’Università (ndr. che comprende l’insieme delle attività con cui gli Atenei attivano processi di interazione con la società per promuoverne la crescita).

A Brescia diversi esperti internazionali

I lavori del Convegno di giovedì saranno introdotti dal rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, dal segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica monsignor Vincenzo Zani, dal vescovo di Brescia monsignor Pirantonio Tremolada e dal prorettore Mario Taccolini. La prima relazione, informa il comunicato stampa dell’evento, sarà di Riccardo Redaelli, ordinario di Geopolitica e Storia e istituzioni dell’Asia, che suggerirà una “bussola” geopolitica per leggere i mutamenti del sistema internazionale. Pietro Sebastiani, ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, spiegherà come l’enciclica Laudato Sii e l’Agenda Onu 2030 possano essere l’antidoto alla crisi del multilateralismo. A seguire l’intervento del preside di Scienze politiche Guido Merzoni sul tema delle trasformazioni economiche e sociali, mentre il direttore di Altis Mario Molteni racconterà un’esperienza di cooperazione interuniversitaria. Nel pomeriggio la parola andrà ad esperti internazionali quali Léonce Bekemans, Cattedra Jean Monnet ad personam – President “Europahuis Ryckevelde e Martinien Bosokpale Dumana, Université Catholiquedu Congo, Kinshasa, il delegato alla ricerca Pier Sandro Cocconcelli. Concluderà i lavori la tavola rotonda “Nuove prospettive per la cooperazione internazionale”, coordinata da Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore vicario dell’Ateneo Cattolico, con la partecipazione di monsignor Guy-Réal Thivierge, Fondazione Gravissimum Educationis, Giuseppe Bertoni, Wael Farouq e Rita Locatelli, tutti tre dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

La presentazione del libro sul progetto Maison de Paix 

Sul progetto di cooperazione internazionale, Maison de Paix, promosso dall’Associazione SFERA, dal Movimento dei Focolari, dalla Congregazione delle suore Angeline, in collaborazione con la Cattedra Unesco della Cattolica è nato anche un libro che sarà presentato nel corso della giornata di studi. Il titolo è: “La casa della Pace – Un progetto educativo in divenire”, edito da Vita e Pensiero. Il volume è dedicato a Luca Attanasio, l’ambasciatore d’Italia ucciso durante un attentato nella Repubblica Democratica del Congo il 22 febbraio scorso.