Aiutare il Madagascar prima che sia troppo tardi

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Nove persone su dieci vivono in condizione di povertà, in un Paese che è profondamente colpito dai cambiamenti climatici. Più di un milione di persone sono sull’orlo della carestia in Madagascar, ennesimo segno di come il fattore ambientale stia già causando grandi sofferenze alla popolazione. Questo è, tra gli altri, il messaggio principale lanciato da Amnesty International nel suo rapporto odierno sugli impatti del cambiamento climatico e sui diritti umani in Madagascar.

Intervenire subito

Nel suo rapporto “Sarà troppo tardi per aiutarci quando saremo morti”, presentato ufficialmente durante una conferenza stampa virtuale, Amnesty International documenta l’impatto della siccità sul godimento dei diritti umani per le persone nella regione del “profondo sud” del Madagascar. La parte meridionale dell’isola è la più colpita dalla crisi climatica, al punto che “il Madagascar è in prima linea nella crisi climatica”, ha detto Agnès Callamard, segretario generale di Amnesty International. L’organizzazione per i diritti umani chiede ai leader mondiali di intervenire, salvando vite e proteggendo i diritti delle persone “prima che sia troppo tardi”.

Un campanello d’allarme globale

Callamard ha detto che le attuali proiezioni sul cambiamento climatico indicano che le siccità dovrebbero diventare più gravi, colpendo in modo sproporzionato le persone nei Paesi in via di sviluppo. “In vista della Cop26, questo è un campanello d’allarme per i leader mondiali”, affinché agiscano prima di subito per invertire la rotta. La conferenza sul cambiamento climatico si terrà a Glasgow, in Scozia, dal 31 ottobre al 12 novembre, sotto la co-presidenza del Regno Unito e dell’Italia. Amnesty chiede inoltre a tutti i leader mondiali di intraprendere un’azione concreta e coraggiosa per ridurre collettivamente le emissioni di CO2 di almeno il 45% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030, e di raggiungere le emissioni zero entro il 2050.

Insicurezza alimentare

Il sud del Madagascar ha sperimentato quattro siccità in pochi anni, che hanno devastato i raccolti e ostacolato l’accesso della gente al cibo. Secondo le statistiche rilasciate dal Programma Alimentare Mondiale (PAM) e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) a maggio, si stima che oltre un milione di persone sia in condizioni di insicurezza alimentare acuta nella parte meridionale del Paese, di cui circa 14mila in uno stato “disastroso”,  lo stadio più grave di insicurezza alimentare secondo la classificazione internazionale a cinque stadi stabilita dall’Integrated Food Security Phase Classification (IPC).

Causa effetto

Questa crisi è legata ai cambiamenti climatici, ne è conseguenza e sconvolge la vita di oltre un milione di persone. Lo afferma nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury. L’esperto di diritti umani sottolinea come la voce del Papa sia fondamentale in questo impegno quotidiano volto a tutelare il pianeta ed i suoi abitanti. 

Ascolta l’intervista a Riccardo Noury

Possiamo dire che si tratta della prima carestia causata dai cambiamenti climatici?

Sì, e se non è la prima certamente è la più grave e devastante di sempre. Una crisi che colpisce oltre un milione di persone nel sud del Madagascar. La carestia è conseguenza del cambiamento climatico, che come sempre impatta su chi ha meno responsabilità.

La situazione è grave, occorre intervenire subito. In che modo agire e chi deve farlo?

Le autorità del Madagascar non possono essere lasciate sole. Il rapporto viene pubblicato alla vigilia della Cop26 di Glasgow e sono lì i soggetti che possono e devono dare una mano. Innanzitutto finanziando aiuti umanitari immediati, perché il 90% della popolazione è a rischio fame. In secondo luogo coinvolgendo i donatori internazionali, perché la crisi è iniziata già nel 2020 e rischia di precipitare. La differenza tra l’avere o non avere un pasto è enorme, da qui il senso di urgenza. 

Il Madagascar offre uno scenario che potrebbe riguardare in futuro molti altri Paesi?

Sì e questo rischio globale è già conosciuto da tempo. Nel mondo aumenta il rischio di inondazioni, ne vediamo già di terrificanti anche in luoghi a noi vicini. L’allarme è scattato, le temperature continuano a crescere, ma sono in tanti a rimanere sordi. Quello che viene chiesto da più parti, Amnesty inclusa, è di abbandonare il fossile e contenere il riscaldamento globale entro il grado e mezzo, ma sembrano esserci sempre delle difficoltà. 

Per chi come voi si occupa da sempre delle popolazioni più fragili, quanto è importante la voce del Papa in questa attenzione massima al Creato? Pensiamo alla Laudato si’, ma anche ai tanti appelli di Francesco nel corso del suo pontificato…

La voce di Francesco è fondamentale, come monito, come incoraggiamento e speriamo come ascolto. Le parole che ha pronunciato sono nette e dovrebbero trasmettere quel senso di urgenza che spinge a soluzioni da trovare oggi. Dobbiamo agire adesso per queste persone, per il milione di persone che in Madagascar sono già alla fame.