Nel Paese ben 76 ragazzi hanno trovato una famiglia in affido grazie al lavoro della fondazione Albero della Vita e con lo sviluppo di un modello mutuato dall’Italia. Boniface Okada Buluma, responsabile del progetto: “Ogni persona che fa la scelta di aprire la propria casa è come se decidesse di condividere quello stesso affetto con gli altri”
Layla Perroni – Città del Vaticano
La speranza in un domani migliore, soprattutto per i giovani kenioti che provengono da situazioni difficili. È in occasione dell’Africa Day, giornata in cui in tutto il mondo si celebra l’anniversario della nascita dell’Organizzazione dell’Unità Africana, che la Fondazione Albero della Vita rende noto il successo dell’affido in Kenya, dove 76 ragazzi hanno trovato una famiglia affidataria grazie ad un progetto, a spiegarlo è il responsabile Boniface Okada Buluma, “mutuato da un modello di lavoro sviluppato in Italia e che in 17 anni di attività e che nel tempo ha formato 350 famiglie affidatarie e trovato un affido adeguato a 251 bambini e ragazzi. Il progetto prevede di donare un aiuto a bambini e adolescenti le cui famiglie si trovano in condizioni di difficoltà. L’accoglienza temporanea ha l’obiettivo di creare un ambiente dove i giovani possano crescere in tutta tranquillità. “E’ come se il messaggio del Vangelo, che prevede un bene incondizionato verso il prossimo, si concretizzi” precisa Buluma.
Al lavoro per un futuro sereno
In Kenya, 19 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà e spesso la mancanza di risorse, unita a contesti di disagio, porta tanti bambini ad essere allontanati dalle proprie famiglie. La onlus Albero della Vita, che ha sede a Milano, offre un’alternativa e una nuova possibilità di vita ai minori in disagio. Buluma spiega che “i bambini che hanno trovato casa sono coloro quelli che vengono da condizioni critiche. Alcuni di loro sono orfani, altri vivono in uno stato di assoluta povertà, altri hanno un forte passato di delinquenza ed altri provengono dalla strada. Dopo essere entrati in case di prima accoglienza, iniziano un percorso di riabilitazione. Lì interveniamo noi. Li prepariamo non solo psicologicamente, ma anche cercando di rintracciare le loro famiglie di origine per capire perché si trovino in una tale situazione di vulnerabilità”.
Famiglie d’origine, famiglie nuove e governo locale
Dopo il confronto con i nuclei originali di questi bambini ed adolescenti kenioti, il supporto non si esaurisce. La Fondazione continua a sostenere le famiglie affidatarie con dei gruppi di ascolto che si riuniscono ogni fine settimana e a cui partecipano la Chiesa, i nuclei di origine e quelli affidatari, i capi quartieri e due enti governativi. “I nostri assistenti sociali fanno un’opera di sensibilizzazione a livello comunitario. Coloro che sono aperti all’affido, poi, ci lasciano i loro nominativi e noi organizziamo una formazione, aggiornandoli su cosa indica la legge del Kenya riguardo l’affido e su quali siano le buone pratiche da seguire di solito per accogliere un bambino”. Dopo la formazione – che può essere di tre o cinque incontri – segue una valutazione a livello familiare per capire il contesto nel quale verrà accolto il minore e viene realizzato un abbinamento. “Quest’ultimo è basato sulla valutazione dei bisogni dei minori individuati e sulle capacità delle famiglie affidatarie di rispondere a queste necessità. A quel punto si inizia un percorso graduale per far sì che il bambino o la bambina possano trovarsi nel contesto familiare più idoneo” aggiunge Okada Buluma. Il responsabile keniota spiega poi che tra i modelli sviluppati nei due Paesi vi è una unica differenza: “Io credo che in Kenya abbia un peso fondamentale anche l’aspetto culturale. Esiste qui, infatti, una maniera di vivere in modo comunitario che è ancora molto forte nei villaggi e meno nei contesti urbani. La sensibilizzazione che stiamo facendo offre la possibilità alla gente di riconnettersi alla cultura locale”
Il contributo per l’Africa Day
In occasione del giorno dedicato all’Unità Africana, la Fondazione Albero della Vita organizza in Kenya un momento “con tante attività in città come Kiambu e Nairobi con i bambini delle scuole, con quelli che vivono presso famiglie affidatarie e anche con i minori che sono già stati reintegrati nelle loro famiglie di origine” conclude Okada Buluma, che precisa come il progetto sta per essere implementato in 11 località, sei delle quali hanno già confermato la partecipazione.