Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Lashkar Gah, Kandahar, Herat: sono questi i tre fronti caldi, capoluoghi di provincia, nei quali esercito afghano e talebani si giocano la tenuta del Paese. Questi ultimi hanno preso il controllo dell’emittente tv della zona di Helmand dove infuriano i combattimenti, ma dove – assicurano le forze governative – si sta respingendo l’offensiva. Se i talebani, che oggi hanno conquistato le aree rurali, dovessero controllare il capoluogo di provincia il conflitto avrebbe risvolti completamente nuovi con l’evidenza dell’incapacità dell’esercito di Kabul di controllare il Paese. Gli scontri sono divampati anche in alcuni distretti di Kandahar e alla periferia del capoluogo provinciale. I talebani hanno attaccato l’aeroporto locale, danneggiando la pista e costringendo alla sospensione dei voli per ore. Anche a Herat centinaia di soldati combattono da giorni contro gli estremisti.
“Il ritiro Usa improvviso”
Il presidente Ghani denuncia il ritiro brusco e improvviso delle truppe americane dal Paese come causa per il precipitare degli eventi; “un’assurdità”: è la replica dei talebani. Il capo dello Stato assicura di aver messo a punto un piano per arginare l’avanzata degli insorti nell’arco di sei mesi. Un piano che ha ottenuto il favore delle Camere e il fermo sostegno perchè si tutelino i diritti umani. Intanto nelle ultime ore gli Stati Uniti hanno ripreso i raid in Afghanistan e stanno lavorando per evacuare i cittadini afghani in pericolo a causa dell’avanzata dei talebani, sarebbero circa 2.500 persone mentre 250 sono già arrivate negli Usa. Le richieste sono circa 20.000 e il numero potrebbe arrivare fino a 100.000 mettendo nel conto i familiari dei richiedenti asilo.
La situazione umanitaria
Per Medici Senza Frontiere la situazione è disastrosa, in due giorni sono stati curati 70 feriti di guerra solo a Lashkar Gah, 130mila – secondo l’Onu – le persone che hanno lasciato le loro case negli ultimi due mesi, il 60% minori. Allarme condiviso da Save the Children che parla di circa 80.000 bambini costretti a fuggire dalle loro case dall’inizio di giugno a causa delle violenze e con un disperato bisogno di cibo, riparo e cure mediche, sopravvivendo solo grazie a bevande energetiche e pane. Nella provincia settentrionale di Kunduz, che ospita il maggior numero di sfollati interni del Paese, ci sono più di 60.300 persone che vivono in campi di fortuna.