Sergio Centofanti
Si è spento oggi a Roma all’età di 83 anni monsignor Lorenzo Vecchiarelli, già parroco della Chiesa romana di San Timoteo: aveva contratto il Covid-19. Era ricoverato presso l’Istituto Clinico di Casal Palocco diventato un Centro Covid.
Nato a Mogadiscio, in Somalia, il 3 agosto 1937, don Lorenzo si era trasferito presto con la famiglia in Argentina, a Buenos Aires, dove era diventato amico del giovane Jorge Mario Bergoglio. Abitavano nello stesso quartiere.
In una intervista alla Radio Vaticana, pochi giorni dopo l’elezione di Papa Francesco, don Lorenzo aveva ricordato quando, durante una festa, vedendo Bergoglio pensoso in disparte, gliene aveva chiesto il motivo. La risposta era stata sorprendente in quel contesto: “Domani entro in seminario!”. Una decisione che tocca il cuore di Lorenzo e di lì a poco anche lui entrerà in seminario. Lorenzo ricordava del giovane Jorge la semplicità e la profonda serietà e poi, una volta arcivescovo, l’amore evangelico per la povertà: “Il nome Francesco si addice proprio alla sua scelta di povertà, perché è un uomo che vive molto poveramente. Questo lo sanno tutti. È un uomo che ha un cuore aperto agli altri e può diventare un faro per la Chiesa: un faro non di parole, quanto di testimonianza viva”.
Lorenzo aveva sentito l’amico Jorge per telefono alla vigilia del conclave e avevano concordato di vedersi dopo l’elezione del Papa, prima che Bergoglio rientrasse a Buenos Aires. Poi, quello che è successo lo sappiamo. Si sono rivisti, sì, ma a Santa Marta, pochi mesi dopo: Lorenzo riabbraccia l’amico, ora Papa Francesco, e parlando in spagnolo gli racconta la sua attività pastorale, il suo desiderio di continuare ad annunciare il Vangelo anche al termine del suo incarico di parroco. Sta guidando una comunità spirituale, la chiama “Anawim”, formata da persone che cercano di vivere la fede abbandonandosi a Dio in semplicità. Non vuole un riconoscimento giuridico. Gli basta la benedizione del Papa. Francesco lo benedice e lo incoraggia: “Adelante!”.
Gli ultimi anni della vita di don Lorenzo non sono stati facili, alle prese con le conseguenze di una leucemia da cui era guarito ma che lo aveva fortemente debilitato. Da pochi giorni era stato colpito dal coronavirus. Si è spento stamattina, poco prima delle 7.00. In tanti lo ricordano con affetto e gratitudine: ha trasmesso la fede, raccontando la freschezza del Vangelo, annunciando l’amore, essenza del cristianesimo, con un’attenzione particolare ai più poveri, e la fedeltà alla Chiesa. Citava spesso i tre amori bianchi di Don Bosco: l’Eucaristia, la Madonna, il Papa.
I funerali saranno celebrati nella parrocchia di San Timoteo a Roma sabato 20 febbraio alle 11.00. A presiederli sarà il vescovo ausiliare di Roma per il Settore Sud, monsignor Dario Gervasi.