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Due isole nell’Atlantico davanti al Golfo di Guinea, circondate da un lussureggiante arcipelago, una delle quali porta il nome di San Tommaso, perché così la battezzarono i navigatori portoghesi che le scoprirono nel 1470. La Repubblica democratica di São Tomé e Príncipe è uno dei più piccoli Stati africani, indipendente da metà degli anni Settanta, a maggioranza cattolica e anche un Paese che lotta contro lo spettro della povertà endemica. Qui il giorno dell’Assunta, nella “Sala delle Riunioni” del Ministero degli Esteri a São Tomé, è stato firmato l’Accordo tra la Santa Sede e la piccola nazione africana.
Autonomia per il bene comune
“Redatto in lingua italiana e portoghese e composto da 28 articoli”, l’Accordo “entrerà in vigore – informa un comunicato della Sala Stampa vaticana – con lo scambio degli Strumenti di Ratifica”. Il testo, spiega la nota ufficiale, “stabilisce il riconoscimento della personalità giuridica della Chiesa cattolica e delle istituzioni ecclesiastiche e definisce il quadro giuridico dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato”. Inoltre “consolida ulteriormente i vincoli di amicizia e di collaborazione esistenti tra le due Parti, le quali, pur salvaguardando l’indipendenza e l’autonomia che sono loro proprie, si impegnano a collaborare per il benessere spirituale e materiale della persona umana, così come per la promozione del bene comune”.
Il comunicato riferisce che per conto della Santa Sede l’Accordo è stato siglato dall’arcivescovo Giovanni Gaspari, nunzio apostolico in São Tomé e Príncipe, e da parte dello Stato africano dalla signora Edite Ramos da Costa Ten Jua, ministro degli Esteri, della Cooperazione e delle Comunità.