Due sacerdoti esperti di diritto e comunicazione affrontano la tensione tra la richiesta di informazioni nei casi di abuso e la prudenza con cui agire. Una trasparenza sfrenata, scrivono, può danneggiare le vittime, ma questo non giustifica la pratica comune della segretezza. Il volume presentato il 23 settembre a Roma dal cardinale O’Malley, presidente della Commissione per la Tutela dei Minori: “Ammettere i nostri errori così da poterci correggere”
Felipe Herrera-Espaliat – Città del Vaticano
In una Chiesa che ha deciso di essere sempre più trasparente, soprattutto per prevenire gli abusi sessuali, gli abusi di coscienza e gli abusi di potere, come si può pensare che anche il segreto abbia un posto? È questa la domanda a cui risponde ampiamente “Trasparenza e segreto nella Chiesa cattolica”, l’ultimo libro lanciato dal Consiglio latinoamericano Ceprome (Centro interdisciplinare di ricerca e formazione per la protezione dei minori), i cui membri sono stati ricevuti in udienza dal Papa nel Palazzo Apostolico. Il volume è stato presentato lo scorso sabato 23 settembre a Roma dal cardinale Sean O’Malley, presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.
Il testo di 205 pagine, originariamente scritto in italiano, è opera dei sacerdoti Jordi Pujol e Rolando Montes de Oca, esperti di comunicazione e diritto, nonché attivi difensori delle vittime di abusi in ambito ecclesiale. “Come persone del nostro tempo e membri della Chiesa, vorremmo vedere una maggiore trasparenza nella Chiesa e la fine dell’era dei segreti assurdi e inutili”, affermano nell’introduzione del libro.
Esercizio di prudenza
Pujol e Montes de Oca analizzano con sguardo critico il segreto ecclesiastico che spesso ostacola la verità e la giustizia per coloro che hanno subito abusi. Affermano infatti che a livello comunicativo il segreto non può essere una pratica comune, tuttavia ricordano come un uso corretto del segreto salvaguardi il diritto alla buona reputazione e alla privacy. I due esperti riconoscono quindi come sia necessario trovare un delicato equilibrio affinché non vi sia un eccesso di trasparenza e di segretezza nel trattare i casi di abuso nella Chiesa. “È un esercizio di prudenza. Ci sono abusi da entrambe le parti. C’è un abuso di segretezza e c’è un abuso di trasparenza da parte di chi vuole mostrare tutto in modo quasi osceno. Ci deve essere un giudizio di prudenza nel governo di queste informazioni che metta le priorità in modo tale che la persona sia al centro e non un calcolo politico, per esempio”, ha detto Pujol durante la presentazione del libro.
O’Malley: essenziale la trasparenza
Intervenuto anche il cardinale Sean O’Malley, presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, il quale ha elogiato l’accurato lavoro di compilazione e riflessione degli autori e ha sottolineato come il testo chiarisca la necessità che la comunicazione e la mentalità giuridica vadano di pari passo quando si tratta di abusi. “Dobbiamo essere consapevoli che la verità ci renderà liberi, come dice Gesù. Dobbiamo essere una comunità in cui non abbiamo paura di ammettere i nostri errori per poterci correggere. La trasparenza è quindi essenziale per ottenere e meritare la fiducia della gente”, ha detto il prelato.
Uno strumento pratico
Il libro presenta aspetti pratici che possono aiutare nel discernimento e nella comunicazione dei casi di abuso, diventando così uno strumento utile non solo per i vescovi, ma anche per chi guida la comunicazione di una diocesi, di una comunità religiosa, di una scuola o di qualsiasi altra entità ecclesiale. L’opera di Pujol e Montes de Oca, pubblicata da PPC, si aggiunge a un’ampia collezione di testi Ceprome che affrontano il fenomeno dell’abuso nella Chiesa in modo interdisciplinare, fornendo aspetti psicologici, canonici, giuridici, pastorali e formativi, tra gli altri.