A Lione la beatificazione di Pauline Jaricot, la sua storia in un docufilm

Vatican News

Tiziana Campisi e Adélaïde Patrignani – Città del Vaticano

Sarà il cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, a presiedere il 22 maggio, a Lione, il rito di beatificazione di Pauline Jaricot, fondatrice delle Opere del “Consiglio della Propagazione della Fede” – oggi una delle quattro Pontificie Opere Missionarie – e del “Rosario Vivente”, movimento di preghiera. Vissuta tra la fine del XVIII secolo e il XIX secolo, di famiglia benestante, la sua è un’adolescenza agiata. Ascoltando una predica, riscopre l’autenticità della fede in Cristo e vi si dedica con tutta sé stessa. Nel 1816 fa voto di castità e rivolge la sua attenzione agli ultimi e ai più disagiati. Attorno a lei si radunano giovani lavoratrici, provenienti dalle fabbriche di famiglia e nasce un’associazione spirituale detta delle “Riparatrici”. Spinta dal desiderio di fare qualcosa per i missionari e di sostenerli nel loro ministero, organizza un gruppo di 10 ragazze, ognuna delle quali si impegna a pregare per le missioni, a donare un soldo per aiutare i sacerdoti delle terre più lontane e a trovare altrettante persone che facciano lo stesso. L’idea si diffonde rapidamente e il 3 maggio 1822 viene fondata ufficialmente l’Associazione della Propagazione della Fede. Cento anni dopo Pio XI ne riconoscerà lo spirito missionario e il servizio alla Chiesa universale dichiarando l’Opera della Propagazione della Fede “Pontificia”. Pauline si spende senza riserve anche per altri progetti caritativi e in diverse attività per la Chiesa, si adopera in svariati modi. Muore, poi, in povertà a Lione il 9 gennaio 1862.

“Guardare dall’alto”, il cortometraggio su Pauline Jaricot

A raccontare la storia di Pauline Jaricot è “Guardare dall’alto”, un cortometraggio realizzato dall’Agenzia Fides, che lo ha pubblicato sul suo canale You Tube, promosso e prodotto dalle Pontificie Opere Missionarie. Il docufilm vuole evidenziare la centralità di Cristo nella vita di Pauline, perché soprattutto i giovani si lascino interpellare, come lei, dal Vangelo. Ma è anche la passione per le missioni ad emergere nella narrazione, realizzata in cinque lingue. La produzione è destinata a proiezioni con obiettivi di animazione missionaria, vuole essere mezzo di missio ad gentes, per iniziative di “una Chiesa in uscita” e sarà a disposizione di tutte le Direzioni nazionali delle Pontificie Opere Missionarie. Le riprese del cortometraggio sono state realizzate in Francia, con il coinvolgimento di giovani del movimento Chemin-neuf e delle Pontificie Opere Missionarie francesi.

Il postulatore della causa di beatificazione, don Philippe Curbelié, spiega che il “segreto” di Pauline Jaricot, che ha affrontato diverse difficoltà, è la sua intimità con Dio e il suo stretto rapporto con l’Eucaristia. La tenacia con la quale persegue i suoi progetti caritativi e missionari è invece un invito a non scoraggiarsi nelle prove.

Ascolta l’intervista a don Philippe Cubrelié

Lei ha seguito la causa di beatificazione di Pauline Jaricot, cosa l’ha colpita di più nella sua vita?

Ci sono tanti aspetti da sottolineare. Ad esempio il fatto che la sua è stata una vita ricchissima di impegni diversi, in tanti campi; una vita che ha incontrato anche il mistero della Croce. La fecondità di questa vita si è espressa tanto nella prima parte, quanto nella parte finale, dove tutto sembrava essere andato in rovina agli occhi umani.

Perché Pauline ha voluto impegnarsi in questo modo e fondare l’Opera di Propagazione della Fede e poi il Rosario Vivente?

Pauline è stata sempre molto attenta al mondo in cui viveva. E sempre attenta, anche, a ciò che sentiva. Era giovanissima, ancora adolescente, quando, ascoltando la predica di un sacerdote nella sua parrocchia, rimase profondamente colpita. È stata come una conversione. La predica trattava della vanità e lei ha capito che non poteva più vivere in modo superficiale, doveva vivere pienamente con tutto il suo essere. Si è allora consacrata, ha offerto tutta la sua persona al Signore, ed è stata molto attenta alla vita della Chiesa, alla vita della gente. Uno dei suoi fratelli era molto coinvolto con le Missioni Estere di Parigi, per l’Asia in particolare – lui era seminarista a quell’epoca – e poi c’era una grande devozione mariana intorno al Giubileo di quegli anni. Il Papa, inoltre, aveva chiesto di pregare per favorire la crescita della Chiesa. Pauline ha cercato modi molto concreti per rispondere a queste chiamate: le missioni e la preghiera alla Madonna.

Quali sono stati gli ostacoli che ha incontrato?

I primi ostacoli, come accade di solito, erano in lei. Ognuno di noi deve affrontare le proprie lotte personali e Pauline ha riconosciuto di averne nella sua anima. Però ci sono stati anche ostacoli nella Chiesa e nella società. Nella Chiesa non tutti hanno incoraggiato le sue opere. Spesso, quando un’opera funziona bene, c’è il rischio della gelosia, il rischio che non venga compresa del tutto. Poi, nella società, c’era chi la avversava. C’è chi ha cercato di approfittare anche dei suoi soldi, perché era nata in una famiglia ricca. Pauline ha offerto tutto – la sua persona, i suoi beni – per gli altri, per le opere cristiane, per i poveri. Ha offerto tutto fino alla fine.

Dove trovava la fonte del suo agire?

Questa è una cosa da non dimenticare mai: quando parliamo di Pauline Jaricot abbiamo sempre in mente le sue opere, con il rischio di dimenticare che dietro le opere, alla radice delle opere, c’è una fonte, e questa fonte era, senza dubbio, la sua intimità con il Signore, la sua vita di preghiera, soprattutto nell’adorazione eucaristica. Aveva una grande devozione per il mistero dell’Eucaristia e traeva nutrimento, ogni giorno, da questa vicinanza spirituale, amorosa, da questa comunione, con il Signore Gesù, nel mistero dell’Eucaristia.

 Oggi, quale messaggio dà Pauline ai cristiani?

Un messaggio di incoraggiamento, che è possibile migliorare il mondo in cui viviamo se ci impegniamo pienamente con tutte le nostre forze e anche nelle prove. Non abbandonarsi mai. Lei ha voluto offrirsi pienamente. Dunque, seguendo il Signore che ha dato la sua vita per le sue pecore, ha voluto dare sé stessa pienamente e ci incoraggia a fare altrettanto.