Si aggrava la situazione in Ucraina, dove la guerra è giunta al suo undicesimo mese. Le sirene antiaeree hanno risuonato in tutto il Paese, almeno 11 le vittime nella sola giornata di giovedì. Zelensky chiede nuove armi, Scholz annuncia l’invio di carri armati ma specifica: “Non vuol dire che la Germania entra in guerra”
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Temperature sotto lo zero, elettricità ridotta di almeno la metà nella capitale e ancor di più in altre località. Mentre continuano a cadere i missili russi sulle città ucraine, la popolazione fa i conti con le difficoltà legate anche alla stagione invernale. In questo contesto, preoccupa l’esportazione del grano che registra i minimi storici. Inoltre si registra un peggioramento della situazione nel Donbass dove, denunciano gli ucraini, la Russia adotta nuovamente la strategia della cosiddetta “terra bruciata”.
Almeno 11 morti e altrettanti feriti
Le forze russe hanno dato il via ad un nuovo attacco nella giornata di ieri e hanno lanciato più di 30 missili contro l’Ucraina: almeno 11 persone sono morte e altrettante sono rimaste ferite. Due strutture energetiche sono state colpite da missili russi nella regione meridionale ucraina di Odessa, ma l’allarme aereo è risuonato in tutto il Paese. “Solo le armi neutralizzano i terroristi russi”, afferma il presidente Volodymyr Zelensky, chiedendo agli alleati occidentali missili a lungo raggio e aerei da combattimento. Ieri sono stati abbattuti 47 missili ipersonici Kinzhal Kh-47 su 55 lanciati dai russi. Intanto è arrivato l’ok ufficiale della Germania all’invio di 14 “Leopard 2” e il via libera per gli altri Paesi alla fornitura dei carri armati di fabbricazione tedesca, ma il cancelliere Scholz chiarisce: “Con l’invio degli aiuti non diventiamo parte della guerra”. Poche ore dopo, Washington ha annunciato la fornitura di 31 carri armati Abrams “del modello più recente”.
Ridotta l’energia anche nelle case
Nella regione di Kyiv, il 27 gennaio, durante le ore di punta, i consumatori domestici, le imprese industriali e le infrastrutture critiche riceveranno il 50% dell’elettricità di cui hanno bisogno. Lo ha annunciato – come riportato da Ukrinform – la Dtek Kyiv Regional Electric Networks, impresa ucraina del settore energetico. “Il sistema elettrico del Paese – ha spiegato l’azienda – ha ancora un significativo deficit di elettricità dopo gli attacchi russi. Per oggi dunque Nek Ukrenergo ha fornito limiti di consumo per la regione di Kiev a un livello medio di 708 MW al giorno e 609 MW a notte. Nelle ore di punta questo rappresenta il 50% della domanda di elettricità della regione, compresi i consumatori domestici, l’industria e le infrastrutture critiche”.
Situazione critica nel Donbass
Lungo l’intera linea del fronte nella regione di Donetsk c’è un significativo aggravamento della situazione. Lo dichiara – come riporta l’agenzia Unian – il governatore dell’Oblast di Donetsk, Pavlo Kyrylenko, sostenendo che a causa della mancanza di successi sul campo di battaglia gli occupanti russi hanno intensificato il bombardamento degli insediamenti. “La situazione è peggiorata in modo significativo – ha detto – dal sud al centro della regione. La parte più calda era e rimane la direzione Bakhmut, tuttavia ora c’è un inasprimento dei combattimenti anche ad Avdiivka”. “I russi – ha aggiunto – non riescono a sfondare la nostra linea di difesa nel Donbass. Il nemico subisce perdite significative di personale e veicoli corazzati. Per questo ricorre ancora una volta alla tattica della ‘terra bruciata’, bombardando intensamente gli insediamenti e le comunità adiacenti alla linea del fronte con lanciarazzi e artiglieria”. In particolare sono finiti sotto il fuoco i distretti di Avdiivka, Vugledar, Toretsk e Bakhmut.
Grano, -40% rispetto all’autunno
Le esportazioni di grano dai porti del Mar Nero dell’Ucraina hanno raggiunto un minimo storico a causa dell’attacco da parte della Russia. Lo ha affermato – secondo quanto riportato dal Kiev Independent – il ministero dell’Agricoltura ucraino sottolineando che “in media” due o tre navi mercantili hanno lasciato i porti ogni giorno a gennaio nell’ambito della “Black Sea Grain Initiative”, accordo sostenuto dalle Nazioni Unite e firmato a luglio da Ucraina, Russia e Turchia per sbloccare le esportazioni di grano ucraino durante l’invasione russa del paese. Secondo il ministero, le navi cariche di “solo 2,4 milioni di tonnellate di grano” hanno lasciato i porti ucraini a gennaio, in calo rispetto alle 4 tonnellate di ottobre.