60 anni fa l’embargo Usa a Cuba

Vatican News

Fausta Speranza- Città del Vaticano

Il 7 febbraio 1962, con il “Proclama 3447” l’allora presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy impose l’embargo su ogni tipo di scambio con l’isola di Cuba dove si era imposto Fidel Castro.  Sessant’anni dopo, abbiamo parlato degli obiettivi e dei risultati di questa scelta con Raffaele Nocera, vice-presidente del Centro studi sull’America Latina (CeSAL) dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale:

Ascolta l’intervista con Raffaele Nocera

Nel quadro storico tracciato dal professor Nocera si ricorda innanzitutto che Kennedy ampliò le restrizioni commerciali varate per Cuba da Eisenhower nell’ottobre 1960. Il Proclama 3447 richiamò l’autorizzazione emanata dal Congresso il 4 settembre 1961 con il Foreign Assistance Act, ma mentre questo provvedimento cercava le ragioni dell’embargo anche nel danno economico provocato ai cittadini statunitensi dagli espropri, il Proclama di Kennedy poneva l’accento solo sull’allineamento ideologico del governo di Cuba al comunismo sino-sovietico.

Il contesto americano

In ogni caso – sottolinea Nocera – si faceva riferimento agli esiti dell’incontro che si era svolto a Punta del Este, in Uruguay, dal 22 al 31 gennaio 1961, cioè l’ottavo Incontro di consultazione dei ministri degli Affari Esteri dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa). Il Documento finale approvato dai partecipanti parlava esplicitamente di “offensiva comunista in America”, paventando un pericolo per le istituzioni democratiche e l’unità del continente. Per questo istituiva un Comitato Speciale per la Sicurezza “contro la sovversione comunista” e dichiarava Cuba escluso dal Sistema Interamericano.

Obiettivi mancati dell’embargo 

L’embargo doveva servire a mettere in difficoltà la popolazione, affamandola, per metterla contro la rivoluzione e dunque per far cadere Fidel Castro. E’ quanto si legge – chiarisce Nocera – in documenti statunitensi che negli anni sono stati declassificati e resi noti. Ma Nocera ricorda che questo non è successo: Fidel è rimasto al potere finché la salute glielo ha permesso e poi gli è succeduto il fratello Raul. Certamente nell’immediato la stretta dell’embargo si è sentita in modo forte e la popolazione ne avrà sofferto, ma poi i dirigenti di Cuba si sono avvicinati all’allora Urss trovando sostegno. C’è stata un’altra fase di evidente difficoltà quando, dopo la fine della guerra fredda, l’Unione sovietica si è dissolta. E bisogna ricordare che Bush senior prima nel 1992 e poi Clinton nel 1996 hanno perfino inasprito in quel momento le restrizioni, ma – ricorda Nocera –  a Cuba è venuto in soccorso il Venezuela. Quando poi Caracas ha conosciuto la gravissima crisi, di nuovo Cuba ha trovato l’aiuto della Russia e della Cina. Quindi, in sostanza non si sono mai visti gli effetti così come erano stati sperati da Washington. 

Cuba tra difficoltà e ricerca di nuovi partner

La situazione di Cuba oggi. I rapporti sono – secondo la definizione di Nocera – nel solco della continuità. Il 17 dicembre 2014, il presidente statunitense Barack Obama aveva annunciato l’intenzione di porvi fine, ricorda Nocera spiegando che per poter essere effettivamente rimosso, sarebbe stato necessario il voto favorevole del Congresso controllato in quel momento dal Partito Repubblicano, che si è manifestato contrario. In ogni caso, comunque Obama ha alleggerito molto le restrizioni ma, con la fine della presidenza Obama, il presidente Donald Trump ha cancellato le decisioni di Obama. Trump ha rinnovato l’embargo fino a che non ci saranno “libere elezioni” nell’isola. In campagna elettorale – sottolinea Nocera – Biden ha annunciato di voler tornare alle posizioni di Obama ma finora nulla si è mosso. Di fatto oggi l’embargo resta sostanzialmente come il simbolo della criticità dei rapporti: Cuba resiste anche se tra tante difficoltà sul piano politico, democratico, economico sociale, e alla ricerca di rapporti con nuovi partner.