Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Nelle chiese del territorio dell’arcidiocesi di Perugia Città della Pieve sono ancora ben presenti e vive le impronte della parabola pittorica di uno dei più grandi protagonisti del Rinascimento: Pietro Perugino. Noto come il “divin pittore” e per essere stato il maestro di Raffaello, è ricordato da Vasari per essere stato il più importante innovatore della pittura prima di Michelangelo. Pietro di Cristoforo Vannucci, questo il suo nome di battesimo, sarà presto celebrato in occasione dei 500 anni dalla morte, avvenuta nel febbraio 1523. Al fine di organizzare una serie di iniziative per valorizzare il patrimonio storico-artistico legato alla sua figura, nelle scorse settimane è stata istituita una specifica Commissione Diocesana. A presiederla è monsignor Marco Salvi, vescovo ausiliare e vicario generale. Il gruppo di lavoro ha già dato avvio alle prime riunioni.
La diocesi, l’Umbria e Perugino
“L’istituzione della Commissione diocesana – ha detto monsignor Salvi – è un’occasione importante per dare inizio ad un percorso di valorizzazione delle opere di proprietà della Diocesi: un patrimonio da tutelare ma anche da far conoscere attraverso mostre, conferenze e studi specialistici». «Ho avvertito da subito – prosegue il presule – la necessità di costituire un gruppo di lavoro ritenendo fondamentale la presenza della nostra Arcidiocesi nelle celebrazioni che si andranno a programmare a livello regionale. L’Umbria, regione conosciuta in tutto il mondo per la sua arte e la sua spiritualità, deve molto alla personalità di Pietro Perugino, grande artefice del rinnovamento del linguaggio artistico rinascimentale». Tra le priorità della neonata Commissione diocesana c’è quella di promuovere un dialogo con le Istituzioni comunali, provinciali e regionali che possa portare ad una progettualità in vista del 2023.
La spazio, l’indefinito e il chiaroscuro
Formatosi all’interno della bottega del Verrocchio a Firenze, Perugino è il pittore umbro che per primo assimila la lezione di Piero della Francesca e magistralmente riesce a creare un accordo tra figure e paesaggio: il senso spaziale caratterizzato dall’indefinitezza e da una graduale successione di piani e modellazioni chiaroscurali costituisce la sua firma. Tra i capolavori vanno ricordati l’”Adorazione dei Magi”, una delle prime opere ad olio dipinte in Umbria conservate presso la Galleria Nazionale di Perugia, gli affreschi di Santa Maria Assunta di Cerqueto o le opere custodite nella Pinacoteca Vaticana come “La Pala dei Decemviri” o la “Resurrezione di San Francesco al Prato”.
Gli affreschi distrutti per far posto a Michelangelo
Nella Cappella Sistina intorno al 1480 Perugino dipinge ad affresco la finta pala d’altare dedicata all’Assunta, poi distrutta per far posto al Giudizio Universale di Michelangelo e, nel registro mediano delle pareti laterali, le scene con “Il Battesimo di Cristo”, “Il Viaggio di Mosè in Egitto” e la celebre “Consegna delle chiavi”. La visione architettonica di quest’ultimo capolavoro, espressiva degli ideali di perfezione classica del Rinascimento, divenne un modello per gli allievi di Pietro Vannucci, primo fra tutti Raffaello che ad esso si ispirò per lo “Sposalizio della Vergine” della Pinacoteca di Brera.