Chiesa Cattolica – Italiana

Zuppi a Mosca, l’arcivescovo Pezzi: speriamo in una maggiore disponibilità alla pace

A poche ore dall’inizio della visita dell’inviato del Papa nella capitale russa, colloquio con monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo della Gran Madre di Dio e presidente della Conferenza episcopale del Paese: “Dopo il viaggio, possibili azioni umanitarie come lo scambio di prigionieri e l’aiuto a profughi e fuggiaschi”. Non si esclude l’incontro con il Patriarca Kirill

Federico Piana – Città del Vaticano

Questa volta ha più speranze che preoccupazioni, monsignor Paolo Pezzi. L’arcivescovo della Gran Madre di Dio a Mosca e presidente della Conferenza episcopale russa, spera che la missione del cardinale Matteo Maria Zuppi, oggi 28 e domani 29 giugno inviato del Papa nella capitale del Paese, per tentare di trovare vie giuste per la pace, possa provocare un piccolo miracolo: ovvero che coloro che rivestono cariche e ruoli di responsabilità “diventino disponibili alla pace e possano arrivare ad accogliere chi è diverso da loro”. “È essenziale non cedere al pregiudizio che l’altro è, e continuerà ad essere, un nemico”, aggiunge il presule.

Attesi frutti concreti

Un’ altra speranza, in questo caso però quasi una certezza, è che da questa visita potrebbero scaturire importanti azioni umanitarie. Ad esempio, afferma l’arcivescovo, già alla fine di questa missione del cardinale Zuppi, “potremmo assistere a gesti concreti come un nuovo scambio di prigionieri o all’annuncio di iniziative a sostegno ai moltissimi profughi e fuggiaschi che questa guerra sta provocando”.

Ascolta l’intervista a monsignor Paolo Pezzi

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/06/28/13/137183420_F137183420.mp3

Cosa vi aspettate da questi due giorni di incontri e colloqui del cardinale Zuppi con le autorità di Mosca?

Non chiediamo tanto una soluzione umana: auspichiamo, invece, che si possa trovare una strada per poter fare esperienza della pace che Dio ci dona. La provvidenza ha voluto che questo viaggio si compisse in un momento non facile per la convivenza civile in Russia.

Secondo lei, la pace che possibilità ha di affermarsi in un contesto nel quale le divisioni e gli odii sembrano prevalere?

Dobbiamo ricordarcelo: la pace non è frutto dei nostri sforzi ma è un dono che purtroppo distruggiamo continuamente in modo maldestro. Ora, lo ripeto, è importante che per questo ci sia una disponibilità dei cuori e delle menti a fare la pace.

La Chiesa locale cosa sta facendo per tentare di raggiungere la pace?

La Chiesa prega. San Giovanni Paolo II diceva: “Quando i potenti si scontrano e nasce un conflitto, la Chiesa deve pregare”. Noi chiediamo a Dio che i cuori di pietra possano trasformare in cuori di carne.

Nella ricerca della pace, quanto può influire la religione?

Prima di tutto, vorrei fare una precisazione: questa guerra non ha base religiosa. E dobbiamo ringraziare il Signore perché, almeno fino ad oggi, non si è voluta coinvolgere la religione come, purtroppo, è avvenuto in altri conflitti. Però, la religione, ed in particolare la fede cristiana, possono giocare un grande ruolo. La fede cristiana conosce la strada della riconciliazione e del perdono; conosce la testimonianza della pace vissuta nei propri cuori, nelle famiglie, tra i popoli. Per questo è necessario che ci sia un coinvolgimento dei leader religiosi in questo dialogo. Secondo quanto mi risulta, il cardinale Zuppi dovrebbe incontrare il Patriarca ortodosso russo Kirill. Se così sarà, sarà un’occasione davvero importante.

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