Centinaia di persone si trovavano in fila per un evento caritativo per la fine del Ramadan quando è scoppiato il panico, probabilmente a causa di alcuni colpi di arma da fuoco. Circa trecento i feriti. Il Paese è in guerra da otto anni e vive una delle più gravi crisi umanitarie del mondo
Michele Raviart – Città del Vaticano
Almeno 85 persone sono morte e 300 sono rimaste ferite calpestate dalla folla nella capitale Sana’a durante la distribuzione di cibo e denaro per i poveri per la fine del Ramadan. Centinaia di persone si erano ammassate in una stretta via nel quartiere Bab al-Yemen che conduce, attraverso una stretta scalinata, all’ingresso posteriore di una scuola.
Le cause del panico
Quando sono stati aperti i cancelli, la gente si è riversata nella scalinata e nel cortile dell’edificio. A scatenare il panico, secondo alcuni testimoni, lo sparo di alcuni colpi di arma da fuoco, sparati dalle forze di sicurezza houti – i ribelli sciiti che dal 2014 controllano la capitale – per controllare la folla e che avrebbero accidentalmente fatto esplodere dei fili elettrici. Tra i morti anche donne e bambini, mentre tre sono gli organizzatori dell’evento caritativo arrestati per non essersi coordinati con le forze dell’ordine. È tradizione che per la festività di Eid al-Fitr – che celebra la fine del mese di digiuno – le persone più facoltose, in questo caso i commercianti del quartiere centrale di Sana’a, organizzino eventi caritativi in favore dei più bisognosi, che oggi avrebbero ricevuto dieci dollari a testa.
In guerra da otto anni
In Yemen, in guerra dal 2015, è in corso, per le Nazioni Unite, una delle più gravi crisi umanitarie del mondo. Circa due terzi della popolazione, pari a 21 milioni di persone, vive al di sotto della soglia di povertà, con carenza di beni essenziali e la presenza di malattie come il colera. Nel corso degli otto anni di guerra – che vede contrapposti i ribelli houti e una coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita che sostiene il governo riconosciuto – sono morte oltre 150 mila persone. Nei giorni scorsi uno scambio di prigionieri di guerra tra la due parti era stato considerato come un passo importante per il raggiungimento di un accordo di pace.