“Woman leaders” in Vaticano, suor Norma Pimentel: il Papa grande ispirazione per noi tutte

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Donne laiche e religiose al servizio di poveri, rifugiati ed emarginati negli Stati Uniti, sono riunite dal 23 al 28 aprile in Vaticano con l’associazione Catholic Extension. Ieri, 26 aprile, l’udienza con Francesco; questa mattina conferenza a Palazzo Pio per presentare il loro impegno. La religiosa responsabile per i rifugiati nella Rio Grande Valley, conosciuta come l’“angelo dei migranti” negli Usa: “La Chiesa si è messa in ascolto di tutti perché tutti si sentano importanti”

Linda Bordoni – Città del Vaticano

“Woman leaders”, le donne leader laiche e religiose che dedicano la loro vita al servizio dei poveri e degli emarginati negli Stati Uniti, si sono riunite in Vaticano per condividere il modo in cui le missioni di ognuna di loro incarnano l’appello di Papa Francesco per una “Chiesa povera per i poveri”. Una Chiesa, cioè, che cammina in uno spirito di sinodalità con coloro che la cultura e la società odierne considerano “inutilizzabili”. Riunite nella Catholic Extension, organizzazione pontificia fondata nel 1905 con la missione di costruire comunità di fede cattoliche nelle regioni più povere dell’America, le donne leader, accompagnate dal cardinale di Chicago Blaise Cupich, sono a Roma dal 23 al 28 aprile. Ieri mattina sono state ricevute in udienza da Papa Francesco. Oggi in Sala Marconi di Palazzo Pio hanno tenuto una conferenza per presentare il proprio impegno. Tra loro, suor Norma Pimentel, dei Missionari di San Giuseppe del Messico, che ha prestato assistenza a centinaia di migliaia di persone al confine tra Stati Uniti e Messico. La religiosa, responsabile della Chiesa cattolica per i rifugiati nella Rio Grande Valley nel Texas del Sud, conosciuta come l’“angelo dei migranti”, riceve a Roma il premio “Spirito di Francesco” della Catholic Extension.

Suor Norma, lei è qui insieme a un gruppo di suore per parlare dell’udienza con Papa Francesco con il quale è stato affrontato il tema di come la Chiesa sinodale dovrebbe essere attuata nella pratica. Ecco, a quale punto siamo come Chiesa sinodale?

La Chiesa sinodale rappresenta l’invito rivolto a tutti a venire a sedersi attorno a un tavolo. Rappresenta tutti noi, ogni singola persona, soprattutto quelli che non hanno mai pensato di essere importanti, che questa non fosse la loro Chiesa, che sono stati lasciati fuori: tutti questi ora sono invitati per essere ascoltati. La Chiesa ha aperto le braccia e si è messa in ascolto di tutti perché tutti possano sentirsi importanti.  

Come ha reagito alla notizia che anche le donne avranno diritto di voto al Sinodo?

Credo che questo semplicemente rifletta chi è il Papa, cosa sta cercando di fare, cosa ci invita a vedere. Il fatto che egli intende mettere in pratica quello che dice fin da quando ha iniziato a essere guida della Chiesa universale, e cioè che ognuno di noi è importante. È giunto il momento che si senta anche la voce delle donne nel momento in cui si prendono decisioni per stabilire chi siamo, oggi, come Chiesa.

E le donne, come avete ribadito, sono il motore nel cuore della Chiesa…

Credo che le donne abbiano un ruolo importante nell’umanità. Ricordo che fin da quando eravamo piccole, mio papà era il “capo della casa” ma era mia mamma a garantire che tutto quello che serviva alla famiglia funzionasse. Mio padre era la guida della famiglia, ma mia madre aveva un ruolo importante nelle decisioni da prendere. E io credo che questo sia un aspetto proprio della donna: noi non abbiamo bisogno di essere riconosciute, semplicemente dobbiamo essere quello che siamo.

Ieri, 26 aprile, Papa Francesco ha avuto speciali parole di ringraziamento per lei, personalmente. Che effetto le ha fatto? Cosa le ha detto personalmente?

È stato emozionante essere alla sua presenza. Sono stata felice di tenere la sua mano nella mia, di salutarlo, di ricevere la sua benedizione. Questa sensazione sempre la condivido, quando torno a casa, con chiunque mi saluti: lo abbraccio e così condivido con tutti la presenza del Papa che per noi è forza e speranza. Lui ieri mi ha sorriso e mi ha strizzato l’occhio come a dire: “Ti ho vista, sai?”. È stato bello!

Il Papa è in partenza per l’Ungheria, dove incontrerà anche persone in fuga dalla guerra in Ucraina. Questo è un richiamo anche per lei impegnata da anni con i rifugiati. Quali sono i suoi pensieri riguardo a questo viaggio e quali le sue aspettative?

Prego per lui. Quando vedo tutto quello che fa, ogni volta che cerca di essere presente in tutti quei luoghi dove le persone soffrono, emigrano o sono distrutte, prego affinché riceva l’aiuto e la forza per riuscire sempre a portare il messaggio della necessità di tutelare la vita umana. Il Papa è davvero determinato, vuole aiutarci a capire che dobbiamo amarci l’un l’altro, che dobbiamo accogliere l’altro, che dobbiamo essere uniti. Quindi, io prego per lui ma vorrei che tutti lo facessimo per dargli la forza di cui ha bisogno per continuare a essere la straordinaria persona che è.

Il suo esempio è d’ispirazione per lei, quando si trova sul confine, con i rifugiati?

Sì, io porto con me la sua presenza e il suo esempio, perché le sue parole sono un incoraggiamento a credere che questo è ciò che dobbiamo fare, anche se ci sono persone che non sono d’accordo. È l’incoraggiamento anche ad essere saldi nella consapevolezza che è importante che continuiamo a fare quello che sentiamo che lo Spirito Santo ci spinge a dire e a fare.