Morti e feriti per un raid israeliano sul campo profughi di Jenin, questa mattina all’alba. Molte le persone ancora sotto le macerie in attesa dei soccorsi
Layla Perroni – Città del Vaticano
Una nuova escalation di violenza ha travolto questa mattina Jenin, e il campo profughi, in Cisgiordania. Sette palestinesi sono rimasti uccisi in un attacco aereo sferrato dalle forze israeliane, mentre si scava ancora sotto le macerie alla ricerca di superstiti. Secondo l’agenzia stampa palestinese Wafa, Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente Abu Mazen, avrebbe definito “crimine di guerra” quanto accaduto, invitando la comunità internazionale a rompere un silenzio definito “vergognoso” e ad agire per fermare Israele. Da parte israeliana si indica che tra i siti presi di mira vi sarebbe stato il principale deposito di armi usato dalle fazioni palestinesi. Durante la mattinata il campo profughi è stato poi circondato e i blindati israeliani sono entrati nella città, numerse abitazioni sono state perquisite.
Abu Mazen ha convocato per questa sera la leadership palestinese a Ramallah per una riunione urgente. Dura la condanna di Egitto e Giordania, al-Fatah accusa Israele di aver lanciato un “attacco barbaro”, che “non dissuaderà” dal continuare la lotta per la “libertà e l’indipendenza”. Hamas e la Jihad Islamica hanno intanto minacciato vendetta. Secondo alcuni media locali, l’offensiva odierna sarebbe una risposta all’attacco palestinese avvenuto lo scorso 20 giugno contro l’insediamento ebraico di Eli, in Cisgiordania, con un bilancio di quattro vittime.