Chiesa Cattolica – Italiana

Vescovi di Giappone e Corea: pericoloso versare l’acqua di Fukushima in mare

Lisa Zengarini – Città del Vaticano

I vescovi giapponesi e sud-coreani si uniscono alle vive preoccupazioni espresse da ambientalisti, autorità locali e pescatori circa l’ipotesi allo studio del governo Suga di gettare nell’oceano l’acqua contaminata usata per il raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima dopo il catastrofico incidente dell’11 marzo 2011. L’acqua è attualmente stoccata in oltre mille mega-serbatoi che tuttavia nel 2022 saranno pieni. Il piano di Tokyo è quindi di gettarla in mare previo trattamento attraverso un processo di rimozione multi-nuclide (Advanced Liquid Processing System – Alps) che tuttavia non è in grado di filtrare alcune sostanze pericolose.

I vescovi: rischi concreti di materiale radioattivo nel mare

In una recente lettera congiunta al primo ministro giapponese Yoshihide Suga, le Commissioni Giustizia e pace e Ambiente della Chiesa nipponica e sud-coreana hanno espresso la loro ferma contrarietà a questa ipotesi. Il testo cita alcuni studi che confermano come anche dopo il trattamento l’acqua sia ancora a tutti gli effetti contaminata e quindi pericolosa per la salute. Secondo i vescovi nipponici e coreani, le rassicurazioni offerte dalle autorità giapponesi si baserebbero su dati sperimentali incompleti e, dunque, ancora inaffidabili. Tra le sostanze contenute nell’acqua contaminata, il trizio che – evidenzia la lettera – secondo alcune ricerche può provocare morti fetali, leucemia infantile e sindrome di Down. A preoccupare i vescovi dei due Paesi sono anche gli effetti a lungo termine dell’acqua trattata con l’Alps sull’ecosistema marino, con le sue inevitabili ripercussioni sull’economia locale che vive di pesca. L’unica certezza, affermano, è che una volta riversato nell’oceano, il materiale radioattivo rimarrà in mare.

La responsabilità nei confronti delle generazioni future

Di qui il pressante appello a cercare soluzioni alternative: “Abbiamo la responsabilità di consegnare alle future generazioni un ambiente in cui possano vivere in sicurezza e con la massima tranquillità”, scrivono i presuli nella missiva che conclude con le parole di Papa Francesco nella “Laudato Si’”: ““In un mondo che ci è stato consegnato non possiamo più guardare alla realtà solo in termini utilitaristici, orientando l’efficienza e la produttività solo al nostro profitto individuale. La solidarietà tra generazioni non è un optional, ma una questione elementare di giustizia”.

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