Vescovi degli Stati Uniti, nuovo appello per leggi a tutela della vita

Vatican News

Isabella Piro – Città del Vaticano

Con 219 voti a favore e 208 contrari, il 29 luglio la Camera bassa del Congresso degli Stati Uniti ha approvato la proposta di legge 4502 per gli stanziamenti economici relativi al lavoro, alla salute, ai servizi umani e all’istruzione. Il progetto normativo in questione esclude, però, due emendamenti bipartisan di lunga data, entrambi relativi ai finanziamenti pubblici all’aborto: l’emendamento Hyde, risalente a 46 anni fa, che vieta l’uso dei soldi dei contribuenti per finanziare l’aborto, con l’eccezione dei casi di stupro, incesto o quando è a rischio la vita della madre; e l’emendamento Weldon che proibisce alle agenzie federali e alle amministrazioni statali e locali, destinatarie di fondi pubblici, di discriminare chiunque, tra individui e istituzioni, si rifiuti di fornire, pagare o coprire spese abortive. L’eliminazione di queste due disposizioni, di conseguenza, costringerebbe i contribuenti statunitensi a pagare le interruzioni volontarie di gravidanza e porterebbe i professionisti della sanità a praticare l’aborto, anche contro le loro convinzioni. I datori di lavoro e gli assicuratori, inoltre, sarebbero costretti a pagare gli interventi abortivi.

I rischi indicati dai vescovi

Immediata la reazione della Conferenza episcopale nazionale (Usccb) che già in passato si era espressa contro il ddl 4502: in una nota a firma del Cardinale Timothy M. Dolan, presidente del Comitato per la libertà religiosa, e di Monsignor Joseph F. Naumann, presidente del Comitato per le attività pro-vita, si afferma: “La Camera ha votato in un modo che non è assolutamente in linea con la volontà del popolo americano, il quale si oppone in modo schiacciante all’aborto finanziato dai contribuenti”. “L’emendamento Hyde ha salvato almeno 2,4 milioni di vite dalla sua promulgazione – ricordano i presuli – Ora, senza di esso, milioni di donne povere, in circostanze disperate, prenderanno la decisione irrevocabile di accettare l’offerta del governo di porre fine alla vita del loro bambino”.

L’ingiustizia della normativa in questione

Pur riconoscendo, poi, che la proposta normativa “include disposizioni che aiutano le persone vulnerabili, incluse le donne incinte”, l’Usscb ribadisce tuttavia che nonostante ciò, “non si può giustificare la scelta sbagliata” di attaccare in modo diretto, tramite l’aborto, “una vita umana innocente”. Questo perché “l’incapacità di proteggere e difendere la vita nelle sue fasi più vulnerabili rende sospetta ogni pretesa di giustizia delle altre disposizioni che riguardano i più poveri e fragili all’interno di una comunità”.

Non solo: il cardinale Dolan e monsignor Naumann evidenziano che “l’ingiustizia della normativa in questione di estende anche alla cancellazione dell’obiezione di coscienza e dell’esonero per gli operatori sanitari che ritengono che l’aborto sia uno sbaglio o la cui fede li spinge a servire e curare la vita, invece di sopprimerla”. Per questo, “finanziare la distruzione di vite umane innocenti non ancora nate e costringere le persone ad uccidere, in violazione alla loro coscienza – notano i presuli – rappresentano un grave abuso sui diritti umani”. Di qui, la richiesta esplicita dell’Usccb al Senato affinché ponga fine alla proposta di legge 4502, mentre al Congresso i vescovi chiedono di approvare leggi che “sostengano e proteggano pienamente la dignità umana e i più vulnerabili” all’interno della società.