Chiesa Cattolica – Italiana

Veglia in Laterano per l’Ucraina: la strada della pace è l’unica per costruire il futuro

l cardinale vicario Angelo De Donatis ha guidato la preghiera contro tutte le guerre, ad un anno dall’inizio dell’invasione russa. Dopo un anno di preghiera e pianti i venti di guerra continuano a divampare

Michele Raviart – Città del Vaticano

“Non siamo qui per festeggiare, siamo qui per gridare al Signore! Siamo qui tutti perché abbiamo nel cuore un desiderio forte, intenso, profondo: quello della pace! È questo l’appello che il cardinale vicario Angelo De Donatis rivolge ai fedeli, ai rappresentanti del popolo ucraino e delle realtà caritative di Roma, riuniti nella Basilica di S.Giovanni in Laterano per una veglia di preghiera per la pace ad un anno dal conflitto in Ucraina. “Si fermi la prepotenza, il predominio, la violenza sugli inermi, si fermino le armi!”, ribadisce il porporato.

La testimonianze di tre donne ucraine

Sono state le testimonianze di chi questa guerra l’ha lasciata alle spalle, a ricordare ai presenti cosa sono stati gli ultimi dodici mesi per gli ucraini. Un anno, ha ricordato De Donatis, in cui “abbiamo pregato chiedendo la pace, abbiamo pianto con i profughi di questa guerre scellerata, li abbiamo accolti” e in cui i venti di guerra, “anziché spegnersi, divampano in modo minaccioso e folle”. È stata la storia di Oksana, che sognava di viaggiare, ma non di lasciare la sua casa per un tempo indefinito. La sua vita è cambiata il 24 febbraio scorso. Adesso si sente più forte e tenace e ha smesso di avere paura, ma solo perchè assuefatta dal dolore e dalla morte che ha visto nel suo Paese. O quella di Yaroslava, 21 anni di Kharkiv, dove era volontaria per i senza tetto della città. Dopo la guerra è fuggita a Dnipro, dove ha cominciato a pregare online con la Comunità di Sant’Egidio, prima di essere stata accolta e di arrivare in Italia. “Dalla preghiera nasce la misericordia e la misericordia è contagiosa”, afferma, ora che anche i rifugiati hanno cominciato a fare volontariato come lei. Olga, invece è una psicologa di Leopoli, che ha studiato a Roma prima di tornare in Ucraina. È scappata lo scorso marzo “dall’orrore della terribile guerra”. Ora offre assistenza psicologica da remoto per chi è rimasto nel suo Paese e aiuta i rifugiati arrivati nel Lazio . “Vivere con la testa fredda e il cuore ardente”, è diventato il suo motto.

La guerra non risolve, ma aggrava

“E la pace non avrà fine” è il nome dato alla veglia di oggi, che ha ricordato anche le vittime di tutte le guerre, come testimonia la presenza, oltre dell’esarca dei cattolici ucraini di rito bizantino in Italia Dioniso Lachovicz, del vescovo ausiliare emerito di Sarajavo Pero Sudar. “Tutte le guerre si sono dimostrate una perdita spirituale, culturale e materiale per l’umanità”, ha ricordato. La guerra “non risolve, ma aggrava le difficoltà e le tensioni” e la “peggiore della paci” è sempre migliore della “migliore delle guerre”.

Beati gli operatori di pace

Sulle sedie della Basilica i rami di ulivo preparati dai senza dimora ospiti della Cittadella della carità della Caritas Santa Giacinta hanno accolto i fedeli, accompagnati dal coro del Pontificio Collegio Ucraino di San Giosafat, così come anche la comunità congolese ha voluto dedicare un coro alla pace.  Presente anche chi si occupa dell’accoglienza e del sostegno ai profughi ucraini: gli uffici della Caritas e di Migrantes, la stessa Comunità di Sant’Egidio, il Centro Astalli, l’Opera don Calabria, gli scalabriniani, i comboniani, i vincenziani: gli operatori di pace che Gesù ha chiamato Beati nel Vangelo di Matteo.

Togliere la guerra dalla storia umana

A loro si rivolge il cardinale De Donatis, invitandoli a non “Sappiamo bene che oggi la strada più semplice da percorrere sembra non sia quella della pace bensì la strada della guerra. Ma la strada più difficile, cioè quella della pace, è l’unica che può costruire il futuro”, ribadisce e conclude: “Oggi, come dice Papa Francesco, dobbiamo togliere la guerra dalla storia umana, altrimenti sarà la guerra a togliere l’umanità dalla storia”.

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