Usa: Virginia verso l’abolizione della pena di morte

Vatican News

Marina Tomarro – Città del Vaticano

La Virginia si avvia verso l’abolizione della pena capitale.  Gli ultimi passaggi, per confermare questa storica decisione, saranno l’approvazione della Camera e la firma da parte del governatore democratico Ralph Northam, da sempre a favore dell’abolizione della pena capitale. Attualmente sono 25 gli Stati Usa che prevedono ancora questa condanna. La California, l’Oregon e la Pennsylvania  hanno imposto invece delle moratorie. Per gli Stati Uniti è un passo storico: la Virginia è il primo Stato del Sud a cancellare la pena di morte dal proprio ordinamento. E ripercorrendo la sua storia, la prima esecuzione risale al 1608 quando i coloni di Jamestown mandarono a morte una spia spagnola. Da allora, ne sono state registrate 1.400, secondo il Death penalty information Center, il numero più alto degli Stati Uniti.

Una lunga scia di morte

Da quando la Corte Suprema ha ristabilito la pena di morte nel 1976, la Virginia ha eseguito 113 condanne capitali, seconda soltanto al Texas. Al momento vi sono due detenuti nel braccio della morte.  E questo voto in Virginia avviene mentre negli Stati Uniti si è nuovamente accesso il dibattito sulla pena capitale. Il nuovo presidente, Joe Biden, ha promesso di abolirla a livello federale esortando i singoli stati a seguire questa strada. “La probabile abolizione della pena di morte di uno stato così importante nella storia degli Stati Uniti come la Virginia – spiega Mario Marazziti della Comunità di Sant’Egidio –  indica che c’è un movimento ormai abbastanza inarrestabile che non vuole più questo tipo di condanna. Ecco io credo che sia una grande svolta che potrebbe preannunciare durante quest’anno un cambiamento anche nello Utah e nel Wyoming, cioè in due Stati conservatori dove però anche i repubblicani stanno lavorando ad una nuova legge che possa essere messa presto in cantiere”.

Ascolta l’intervista a Mario Marazziti

Non togliere la possibilità di una redenzione

E la Virginia potrebbe diventare un esempio da seguire non solo per gli altri Stati Americani, ma anche per altre nazioni nel mondo, dove la pena capitale è ancora applicata. “Nel 1975 erano soltanto sedici gli Stati che nel mondo avevano abolito la pena capitale – continua  Marazziti –  oggi siamo di fatto a 142 nazioni che non la usano più e l’hanno abolita del tutto.  C’è un movimento del mondo contro questa pratica, che può diventare uno strumento in cui si veicola razzismo, discriminazioni sociali oppure religiose, e che spesso colpisce in maniera impressionante innocenti. Questo accade negli stati democratici, e quindi possiamo immaginare la situazione in quelli  autoritari. La pena di morte è semplicemente un modo in cui tutta la società abbassa se stessa al livello di chi uccide. Credo che la via migliore sia quella indicata da Giovanni Paolo II prima e poi con la svolta straordinaria di Papa Francesco col cambiamento del testo del catechismo, cioè l’invito a rinunciare non solo alla pena di morte ma anche all’ergastolo come pena che non ha speranza di redenzione. Questo è un importante aiuto che la Chiesa Cattolica sta dando a tutti i governi del mondo e anche negli Stati Uniti, dove lentamente si sta facendo strada l’idea di una pena che deve sempre contemplare la possibilità di redenzione”.