Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Sta andando meglio di quanto si pensasse l’incontro sulla riattivazione del trattato sul nucleare iraniano. L’intesa, siglata nel 2015, tre anni dopo ha visto l’uscita unilaterale degli Stati Uniti. Ora invece si parla di disgelo tra Teheran e Washington che, per voce dell’inviato speciale per l’Iran, Rob Malley, ha aperto a una riduzione delle sanzioni non strettamente connesse alle violazioni dell’intesa che l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva abbandonato a sorpresa nel 2018. L’annuncio è stato accolto con soddisfazione dalla Repubblica Islamica, che lo ha definito “promettente”. Oltre a Usa e Iran all’incontro partecipano anche Cina, Francia, Germania, Russia e Gran Bretagna, gli altri Paesi che avevano siglato l’accordo del 2015. Per ora comunque non vi saranno contatti diretti tra i due principali protagonisti del trattato, innanzitutto perché gli Usa devono rientrarvi. La delegazione statunitense, dunque, tiene colloqui separati con i diplomatici dell’Unione Europea che coordina il vertice.
Ridare vita all’accordo
Intanto crescono le esortazioni a sfruttare al meglio questo spazio diplomatico per riportare in carreggiata l’accordo sul nucleare iraniano. Su Twitter Enrique Mora, vicesegretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna, dichiara che l’obiettivo primario è tornare alla piena ed effettiva attuazione dell’intesa per tutti i firmatari dell’accordo. Pur confermando l’attuale posizione di non avere contatti diretti con gli emissari americani, l’Iran conferma che in caso di revoca delle sanzioni e attuazione della risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza Onu, la Repubblica islamica tornerà ad adempiere a tutti gli obblighi al più presto, ma sempre se sarà stato verificato che anche le altre parti stanno rispettando i loro impegni.