In attesa del voto del 5 novembre, per gli elettori si prospetta uno scenario notevolmente mutato dopo la candidatura della vice di Biden. Fasce: “Il rischio per entrambi è una eccessiva personalizzazione”
Matteo Frascadore – Città del Vaticano
In vista del voto del 5 novembre negli Stati Uniti, e con la certezza che sarà Kamala Harris ad affrontare Donald Trump alle elezioni, ci si chiede se le strategie di repubblicani e democratici cambieranno. Harris, sin dalla sua candidatura, è divenuta popolare nel giro di pochi giorni e i suoi scontri con Trump, in attesa del duello televisivo del 4 settembre prossimo, hanno alimentato e vivacizzato il dibattito pubblico a distanza di mesi dall’election day, infuocando così il contesto politico americano.
Il fattore Harris
«La candidatura di Harris cambia la campagna elettorale”, spiega ai media vaticani Ferdinando Fasce, docente di Storia Contemporanea all’Università di Genova ed esperto di Stati Uniti. I dem, è l’analisi, “godono ora di un partito rivitalizzato, con un candidato più energico ed attivo. Mentre Trump adesso si trova di fronte un’avversaria di molto più giovane e con un maggior consenso rispetto al candidato precedente. Biden si prestava meglio agli attacchi, mentre Kamala Harris, una figura femminile, ha un curriculum e un’estrazione etnico-razziale diversi».
Il rischio polarizzazione
Di fatto, i primi scambi poco cordiali hanno dato il via a una serie di dichiarazioni da parte di entrambe le parti che hanno acceso lo scontro a diversi mesi dal voto, accentuando la personalizzazione e ponendo in secondo piano temi e obiettivi. «La personalizzazione è presente in modo più intenso, ma sta avendo conseguenze diverse nei due fronti: Trump non deve farsi accecare dal narcisismo. Kamala Harris, dal canto suo, sta portando avanti un suo modello di autoironia, come già fecero Reagan e Clinton. Deve, però, evitare di esagerare» conclude Fasce. Modi di fare differenti che hanno accentuato un carattere già ampiamente sviluppato nel contesto americano: la polarizzazione.
Entrambi i fronti rischiano di prendere posizioni via via più dure verso la controparte, scatenando così nei rispettivi bacini elettorali dinamiche che potrebbero finire col risultare estranee al contesto politico.