Chiesa Cattolica – Italiana

Urbańczyk: la pena di morte va abolita, per i reati gravi non si violi il divieto di tortura

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

La Santa Sede considera inammissibile la pena di morte poiché, come precisa il Catechismo della Chiesa Cattolica, è un attacco all’inviolabilità e alla dignità della persona e per tale motivo insisterà con determinazione per la sua abolizione nel mondo. È quanto ha rimarcato monsignor Janusz Urbańczyk, rappresentante permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), nel suo intervento sulla tortura, oggi, alla VI Sessione Plenaria su “Lo stato di diritto” della Conferenza di Varsavia sulla Dimensione Umana.

I reati gravi non privano della dignità della persona

Se il ricorso alla pena di morte è stato a lungo considerato una risposta adeguata alla gravità di alcuni reati e un mezzo accettabile, seppur estremo, di tutela del bene comune, ha sottolineato monsignor Urbańczyk, oggi cresce la consapevolezza che la dignità della persona non viene meno nel caso in cui vengano commessi reati gravissimi. Inoltre è emersa una nuova comprensione del significato delle sanzioni penali che uno Stato applica e sono stati sviluppati, ha proseguito il rappresentante permanente della Santa Sede, sistemi di detenzione più efficaci, che assicurano la debita tutela dei cittadini e allo stesso tempo, non privano definitivamente il colpevole della possibilità di riscatto.

Il rispetto incondizionato della vita

Monsignor Urbańczyk ha ricordato che la Santa Sede ha sempre sostenuto il rispetto incondizionato della vita dal momento del concepimento fino alla morte naturale, condannando, tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come mutilazioni, tormenti inflitti al corpo o alla mente e tentativi di costringere la volontà. E ha inoltre evidenziato che, essendo la dignità della persona umana inviolabile, “le istituzioni incaricate di accertare la responsabilità penale devono adoperarsi per la ricerca diligente della verità e le loro attività devono essere svolte nel pieno rispetto della dignità e dei diritti della persona umana”.

Il divieto di tortura sancito dal diritto internazionale

Per questo, ha aggiunto, “nello svolgimento delle indagini, devono essere rigorosamente osservate le leggi che vietano l’uso della tortura, anche in caso di reati gravi”. Il rappresentante permanente della Santa Sede ha fatto inoltre notare che “gli strumenti giuridici internazionali in materia di diritti umani sanciscono correttamente il divieto della tortura come principio che non può essere violato in nessun caso”. Ed è pure escluso il ricorso alla detenzione al solo fine di cercare di ottenere informazioni significative per un processo.

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