Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
“Per mantenermi ho trovato lavoro presso la biblioteca della scuola, e nei weekend cerco impiego come babysitter”. Esordisce così Chiara, studentessa fuorisede a Milano al secondo anno di università. La sua situazione è simile a quella di tanti coetanei, costretti a fare i salti mortali per potersi permettere di inseguire i propri sogni e fare le prime esperienze lontani da casa. Tra le principali cause di questa emergenza, l’ingente aumento del costo degli affitti e un sistema universitario basato sulla talvolta opprimente necessità di laurearsi nel minore tempo possibile con il maggior rendimento possibile.
Il calo delle immatricolazioni
Gli ultimi dati forniti dal MIUR, relativi all’anno scolastico 2021/2022, parlano di una diminuzione delle immatricolazioni in Italia, con almeno 7.000 in meno. “Tra le principali motivazioni c’è l’ingente costo degli studi”, spiega Diego Vollaro, membro dell’esecutivo nazionale “Unione degli Universitari”. “Un fuorisede spende mediamente 11.000 euro all’anno, con picchi di 20.000 nelle principali città”. Un ruolo importante è stato giocato anche dalla pandemia: “La didattica a distanza aveva portato ad un aumento delle iscrizioni perché non c’erano da pagare affitti, abbonamenti o buoni pasto. Il ritorno delle lezioni in presenza ha portato ad un ripristino del calo”.
I servizi per i fuorisede
Per tanti atenei che si svuotano ci sono anche situazioni in cui le immatricolazioni sono rimaste stabili, non facendo comunque mancare disagi e difficoltà. É il caso dell’Università di Padova, la cui prorettrice Matilde Girolami spiega come si stiano attivando politiche per “far fronte ai servizi che gli studenti giustamente richiedono”. Il dialogo con i rappresentanti è continuo e per i fuorisede provenienti dall’estero è stato attivato un servizio specifico per colmare il gap causato dalle inevitabili differenze culturali e sostenerli, “oltre che nella parte contrattualistica anche in quella della ricerca dell’alloggio”.
Il supporto psicologico
“Spesso ci si sente un po’ lasciati a sé stessi”, ammette Chiara, evidenziando quanto il supporto psicologico allo studente debba andare di pari passo con quello economico. “Il sistema universitario italiano è troppo improntato sulla performatività”, sostiene Vollaro. “Il problema è che gli atenei non vengono finanziati in base al numero di iscritti totali, ma solamente in base a quelli in corso”. In parole povere, “quando uno studente, dal secondo anno in poi, diventa fuoricorso subisce un aumento della tassazione universitaria.” Non mancano, però, i casi in cui le università stesse intervengono a sostegno dei loro iscritti. A Padova, spiega la prorettrice Matilde Girolami, è stato attivato “un servizio psicologico diversificato a seconda delle varie necessità che, devo ammettere, dopo il Covid ha visto le richieste aumentare”.
Le conseguenze a lungo termine
Naturale conseguenza delle sempre più frequenti rinunce agli studi è l’aumento dei NEET. L’acronimo sta per “Non in Education, Employment or Training” e racchiude tutti i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non sono né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o di formazione. Secondo gli ultimi dati forniti da Eurostat, e relativi al 2021, quasi un giovane italiano su quattro rientra nella categoria. “Se lo Stato non interviene nella formazione delle nuove generazioni – sostiene Vollaro – il boomerang è che esse si fermano”. Le conseguenze si vedranno nel lungo termine e, senza adeguati interventi, porteranno ad una decrescita “del valore economico, culturale e sociale del paese”.
Gli interventi auspicabili
Un rapporto di Eurofound sottolinea l’importanza dell’istruzione, spiegando come i mancati investimenti aumentino di 3 volte il rischio per un giovane di ricadere nel gruppo dei NEET. Secondo una ricerca di Eurostat, l’Italia è ultima in Europa per lo stanziamento di fondi destinati alle scuole. “Servono proposte concrete”, spiega Vollaro. “Tra queste, l’aumento delle borse per il diritto allo studio: un investimento che porti la persona ad avere un una sua utilità all’interno del contesto sociale e culturale del Paese e non un prestito che lo studente restituisce dando via una parte della futura busta paga”. Tra le altre misure auspicabili, l’abolizione delle tasse universitarie come già accade in Germania, Scandinavia e Grecia. “La sostenibilità esiste, basterebbe aumentare gli investimenti. La media europea in fondi all’istruzione è di circa il 5% del PIL, mentre l’Italia è sotto il 4%”.
La consapevolezza ecologica
Un’ultima, ma non meno importante considerazione, la merita l’attenzione alla sostenibilità. Da questo punto di vista, l’Università di Padova si pone nella top 100 mondiale e prima in Italia proprio negli indicatori di impatto sociale e ambientale. “La richiesta – sottolinea Girolami – arriva proprio dagli stessi studenti”. La prorettrice sottolinea come si noti una sensibilità diversa rispetto a solo una decina di anni fa. “La consapevolezza ecologica fa ormai parte di noi, ed è anche un modo per insegnare il modo di comportarsi”.
Remare dalla stessa parte
“Le difficoltà fanno parte del gioco, questo è certo, anche perché nessuno ci ha costretti a studiare lontani da casa. Forse basterebbe realizzare che si sta remando tutti dalla stessa parte”, conclude Chiara, il cui pensiero viene condiviso da Girolami che, oltre alla carica di prorettrice, ricopre anche quella di professore ordinario di diritto privato. “Si tratta, a livello puramente Costituzionale, di applicare l’articolo 3 e rimuovere tutti gli ostacoli economici e sociali che impediscono il pieno sviluppo della persona”. Vale per tutti, vale anche per gli studenti.
ll Papa agli studenti: non lasciatevi rubare l’entusiasmo
Durante il Pontificato, Papa Francesco ha affrontato più volte temi legati al mondo delle Università. Un mondo, ha osservato, che ha bisogno anche di impegno ed entusiasmo. In particolare, celebrando i primi Vespri di Avvento il 30 novembre del 2013 con gli universitari di Roma, aveva pronunciato queste parole: “Il contesto socio-culturale nel quale siete inseriti a volte è appesantito dalla mediocrità e dalla noia. Non bisogna rassegnarsi alla monotonia del vivere quotidiano, ma coltivare progetti di ampio respiro, andare oltre l’ordinario: non lasciatevi rubare l’entusiasmo giovanile! Sarebbe uno sbaglio anche lasciarsi imprigionare dal pensiero debole e dal pensiero uniforme, quello che omologa, come pure da una globalizzazione intesa come omologazione”.