Francesca Merlo – Città del Vaticano
Sono stati coinvolti 4300 ragazze e ragazzi, tra gli 11 e i 17 anni, 1300 insegnanti, 20 comuni, 170 associazioni e più di 400 genitori in 7 regioni. Si tratta del progetto ‘Lost in Education’ che si è concluso a Roma con la conferenza finale dal titolo “Accordi educativi e comunità educanti: la parola alle ragazze e ai ragazzi”, a cura dell’Unicef con l’Arciragazzi nazionale. Durante la conferenza sono stati presentati i risultati raggiunti al termine del percorso.
I frutti del progetto
Lo scopo di questa conferenza, come spiega Paolo Rozera, Direttore generale di Unicef Italia, “era quello di ritrovarsi dopo questa faticata di progetto che è durato un anno e mezzo” e la cui parte finale, a giudizio di Rozera, “è stata estremamente interessante”. I ragazzi, prosegue il Direttore generale, “hanno partecipato pienamente, si sono sentiti coinvolti e abbiamo creato dei modelli per far vedere come una comunità educante possa raggiungere i suoi obiettivi se si fonda su un patto collettivo tra tutti gli attori che sono coinvolti”, questo dimostra che lo scopo è stato raggiunto. “Non si fanno le cose in uno o in due, ma è importante creare una rete di rapporti, la comunità educante”.
I ragazzi, veri protagonisti
Il progetto ha sperimentato una strategia di contrasto della povertà educativa partendo da tre pilastri: partecipazione delle ragazze e dei ragazzi; empowerment della comunità e la scuola come attore sociale che governa il processo educativo di comunità. Per poter creare questa rete di rapporti serve la “partecipazione vera”, dice ancora Rozera, descrivendo gli adulti come “un pò furbetti” quando parlano di partecipazione, poiché, precisa, gli adulti tendono a fare cose di facciata per poi non realizzarle, “qui invece la partecipazione è stata vera” e i progetti sono tutti stati ideati insieme ai ragazzi, con loro come protagonisti che hanno fatto tutto quello che c’era da fare, come i laboratori e i percorsi educativi, con dei progetti, aggiunge Rozera “veramente interessanti”. “L’obiettivo principale – continua il Direttore generale di Unicef Italia – era il contrasto alla lpovertà educativa minorile in italia”. L’educazione rappresenta, conclude Rozera, “l’unica arma che i ragazzi in situazioni difficili hanno per uscire dal disagio in cui si trovano”, senza dimenticare l’importanza di trovare dall’altra parte “una scuola che sia accogliente ed educante”. E le realtà in Italia sono tante, si deve aver fiducia, chiedere e pretendere la loro partecipazione.