Antonella Palermo – Città del Vaticano
Cinquantacinque giornalisti e lavoratori dei media sono stati uccisi in tutto il mondo nel 2021, secondo i dati dell’UNESCO, il più basso numero di morti annuali in oltre un decennio. Tuttavia, l’impunità per questi crimini rimane diffusa e i giornalisti devono ancora affrontare un numero enorme di rischi. L’87% di tutti gli omicidi di giornalisti dal 2006, infatti, sono drammaticamente ancora irrisolti.
Due terzi delle vittime in Paesi non in guerra
La maggior parte delle uccisioni nel 2021 ha avuto luogo in due sole regioni del pianeta: quella dell’Asia-Pacifico, con 23 uccisioni, e quella dell’America Latina e Caraibi, con 14. I giornalisti di tutto il mondo continuano nondimeno ad essere soggetti ad arresti, attacchi fisici, intimidazioni e molestie. Vittime soprattutto le giornaliste, che affrontano soprattutto molestie online: un rapporto pubblicato dall’UNESCO ad aprile scorso ha mostrato che quasi tre quarti di queste ha subito violenze online legate al loro lavoro. Due terzi di questi hanno avuto luogo in Paesi che non stanno vivendo un conflitto armato. Nel 2013, due terzi delle uccisioni avvenivano invece in Paesi in guerra.
Garantire a chi fa informazione di lavorare senza paura
“Ancora una volta nel 2021, troppi giornalisti hanno pagato il prezzo finale per portare la verità alla luce”, ha dichiarato il direttore generale dell’UNESCO Audrey Azoulay. “In questo momento, il mondo ha bisogno di informazioni indipendenti e basate sui fatti più che mai. Dobbiamo fare di più per garantire che coloro che lavorano instancabilmente per fornirla possano farlo senza paura”. L’agenzia delle Nazioni Unite con un mandato globale per garantire la libertà di espressione e la sicurezza dei giornalisti in tutto il mondo, e che coordina il Piano d’azione Onu sulla sicurezza dei giornalisti e la questione dell’impunità, celebra nel 2022 i dieci anni di attività.