Commento al voto del Parlamento europeo sull’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE
Andrea Tornielli
Quella di ieri è stata una giornata triste per l’Europa e per le sue istituzioni. Sancire che l’aborto, cioè l’uccisione deliberata del più indifeso degli esseri umani – per favore nessuno lo chiami “appendice” o “pezzetto di carne” – si trasformi persino in un diritto fondamentale, dice molto della deriva etica in atto. Non più tardi di lunedì scorso, è stata pubblicata una dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede approvata da Papa Francesco, riguardante la “dignità infinita” di ogni essere umano e un elenco non esaustivo delle violazioni a cui questa dignità è sottoposta oggi. Tra queste violazioni c’è l’aborto.
«Occorre più che mai il coraggio di guardare in faccia alla verità – si legge nel documento che riprende passi del recente magistero – e di chiamare le cose con il loro nome, senza cedere a compromessi di comodo o alla tentazione di autoinganno… l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita. I bambini nascituri sono così i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo. Si dovrà, pertanto, affermare con ogni forza e chiarezza, anche nel nostro tempo, che questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo».
È noto che la decisione del Parlamento, per entrare in vigore, necessita della ratifica unanime dei 27 Paesi che compongono l’Unione Europea e l’unanimità in questo campo sarà difficilmente raggiungibile. Ma il segnale rimane: un’Europa silente, stanca, incapace di pensare con una sola voce iniziative diplomatiche per arginare la guerra in corso e il baratro verso cui il mondo si dirige a passo sempre più veloce; un’Europa incapace di farsi carico comunitariamente del dramma dei migranti e della necessità di soccorrerli evitando che il Mediterraneo continui ad essere un cimitero, ha mostrato di avere tra le sue priorità quella di consacrare come diritto europeo fondamentale una possibilità che peraltro la maggior parte dei Paesi membri dell’UE già consente nelle rispettive legislazioni, e cioè l’uccisione di donne e uomini nella fase iniziale della loro esistenza.
Proprio ieri, mentre il Parlamento europeo si apprestava a votare sull’aborto, il Papa, nell’udienza alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali parlava dell’odierna cultura dello scarto che diventa cultura di morte che colpisce i più deboli: “Ciascun essere umano ha il diritto a una vita dignitosa e a svilupparsi integralmente, «anche se è poco efficiente, anche se è nato o cresciuto con delle limitazioni; infatti ciò non sminuisce la sua immensa dignità come persona umana, che non si fonda sulle circostanze bensì sul valore del suo essere. Quando questo principio elementare non è salvaguardato, non c’è futuro né per la fraternità né per la sopravvivenza dell’umanità» (Fratelli tutti n. 107)”.