Johana Bronkova – Città del Vaticano
Hana Pohořalá, una laica consacrata della Repubblica Ceca, appartenente al Movimento dei Focolari, ha partecipato alla Messa celebrata da Papa Francesco, domenica 10 ottobre, per l’apertura del Sinodo in tutta la Chiesa universale e nella diocesi di Roma. Era tra i sette delegati laici nominati dalla CCEE, Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, mentre nella sua Chiesa nazionale è membro del team coordinatore del Sinodo locale. Dipendente dell‘arcidiocesi di Praga, è stata nel passato assistente del cardinale Miloslav Vlk che fu presidente dei vescovi europei. Incontrata a Roma, Hana Pohořalá ha risposto ad alcune domande:
Il documento preparatorio del Sinodo insiste sulle relazioni, sul dialogo e sulle eventuali iniziative comuni con i credenti di altre religioni, con le persone lontane dalla fede, con la società civile, ecc… Nella Repubblica Ceca, nota come un Paese prevalentemente ateo, come si potrà attuare questo dialogo?
Secondo me, da parte nostra ci vorrà una grande inventiva e fantasia. Per esempio, mi ha colpita quello che Papa Francesco ha detto durante la Messa dell’apertura del Sinodo, cioè che dopo l’Angelus avrebbe incontrato un gruppo di persone che vivono per strada. Come ha aggiunto, le avrebbe potute incontrare grazie alle persone che vanno ad ascoltare quelle persone in strada. Così quei poveri sono arrivati ad un punto in cui possono andare dal Papa perché sono in un certo senso “preparate” e il Papa può parlare con loro. Ho visto che facendo in questo modo Francesco ci sta dando un esempio. Per noi non è tanto comune pensare la parrocchia come a un territorio di persone non solo credenti, battezzate, coloro che frequentano la Messa e la Chiesa, ma anche di persone che vi abitano. Credo che possiamo utilizzare i nostri contatti personali con i non credenti e cercare un linguaggio adatto con cui possiamo in qualche maniera trasmettere a loro la realtà di questo processo sinodale e trovare i modi, appunto, con tanta fantasia, per porre a loro le stesse domande.
A mio avviso però è sempre importante il discernimento, e mi riferisco di nuovo al Papa che commenta il brano del Vangelo dell’incontro di Gesù con il giovane ricco. Come spiega il Papa, Gesù prima lo incontra, poi lo ascolta: perciò c’è questo ascolto profondo, e alla fine lo aiuta a discernere. In quel caso lo aiuta a capire, cosa deve fare per seguire il Maestro. E si arriva alla necessità di distribuire la ricchezza, che non significa solamente i beni materiali, per avere veramente un cuore libero. Anche noi dovremmo cercare di imparare questo atteggiamento di Gesù, avvicinare queste persone, e passarci del tempo, stare con loro, conoscerli, ascoltarli fino in fondo, e poi magari con loro cercare il discernimento su ciò che dicono. Penso che il tempo e la serietà che dedichiamo a loro possa servire ad un maggiore coinvolgimento delle persone non credenti, facendoli sentire parte di una famiglia, che sia la parrocchia o la diocesi, anche se non professano un credo religioso”.
Lei fa parte del Movimento dei Focolari. Secondo il regolamento dei focolarini, la presidente deve essere sempre una donna consacrata, in rappresentanza della grande varietà religiosa, culturale, sociale e geografica di quanti aderiscono al messaggio di fraternità che la fondatrice, Chiara Lubich, ha tratto dal Vangelo. In che cosa, secondo lei, consiste il ruolo della donna nella Chiesa sinodale?
Non è una domanda facile. Quello che come prima cosa mi viene in mente, almeno a me, che sono una donna, è di seguire il modello di Maria, colei che è serva di Dio, che non si vede, non ha nessun ruolo, nessuna funzione ufficiale, ma senza di lei Gesù non sarebbe nato. Si tratta di mettere insieme i nostri doni, le nostre doti, quello che deriva dal nostro essere donne, laiche o consacrate: farlo fruttificare e portarlo nella Chiesa perché credo che ce ne sia tanto bisogno. All‘apertura del Sinodo ho visto tante presenze femminili, tra l‘altro la vice segretaria del Sinodo dei vescovi, suor Nathalie, è dotata di una grande precisione e lavora molto bene. Questo nostro essere donne bisogna portarlo alla Chiesa come un dono, non rivendicare i diritti, bensì pensare a ciò che io personalmente posso offrire. Se crediamo alla Chiesa come al Corpo mistico di Gesù, in prima linea stiamo prestando il nostro servizio a Lui. Ho notato che il Papa sta inserendo le donne in tanti posti di responsabilità: lo vedo come qualcosa di molto arricchente in questa dinamica reciproca tra uomini e le donne. Credo che possa arrivare un grande contributo per la Chiesa dallo sviluppo anche dell’aspetto materno…”.