Una “Cattedra” per allargare l’accoglienza, Ambarus: no a uno sguardo provinciale

Vatican News

Presentato oggi a Roma il corso di formazione alla Fraterna Domus per preparare chi è coinvolto in vari fronti della carità e per promuovere il dialogo e la solidarietà. Al via il 6 marzo, con la presenza del cardinale Parolin. A lanciare il progetto anche la Pontificia Università Lateranense. Il rettore, Vincenzo Buonomo: la mobilità umana non è una emergenza, ma un dato strutturale delle nostre società

Francesca d’Amato – Città del Vaticano

“Il povero ci salva”. Da questa premessa, rilanciata dal monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma, si sono articolati gli interventi che stamani, presso la Sala Marconi di Palazzo Pio, hanno presentato la Cattedra dell’Accoglienza, un corso di formazione residenziale dal 6 al 10 marzo alla Fraterna Domus di Sacrofano per chiunque, a diverso titolo, sia impegnato a servire l’altro, il diverso, il bisognoso. Hanno partecipato anche il rettore della Pontificia Università Lateranense, Vincenzo Buonomo, e Alessia Pesci, del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza. Il 9 marzo, hanno annunciato, saranno ricevuti in udienza da Papa Francesco.

Accogliere l’altro è una ricchezza

A fare da sfondo all’iniziativa – che vedrà la presenza, nel giorno di apertura, del cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin – è il Documento sulla Fratellanza umana, perché accogliere l’altro ha a che fare con la capacità di creare dialogo a livello interreligioso e culturale, tenendo conto che accogliere l’umanità arricchisce reciprocamente. È stato sottolineato come l’esperienza che spesso si fa nell’accoglienza cambia anche chi accoglie. È emersa la necessità di sinergia tra tutte le realtà preposte all’accoglienza per mettere insieme anche le difficoltà. “C’è tanta gente che vuole aiutare e questa è una buona notizia”, si è messo in rilievo. “L‘accoglienza è un ottimo modo per affrontare la globalizzazione. E ha bisogno di essere aiutata in modo tale che diventi un fattore sociale stabile”. 

Ambarus: non possiamo avere uno sguardo provinciale sul mondo

“Accoglienza significa fare spazio dentro di sé, e quasi restringersi proprio perché l’altro abbia spazio”: così monsignor Benoni Ambarus, che ben conosce questa dimensione avendo diretto per anni la Caritas diocesana e che ben sa – lo ha ripetuto anche oggi – quanto l’accoglienza sia una dimensione fondamentale dell’essere umano. “Ci vuole un’educazione evangelica – ha detto – perché a tutti gli effetti siamo un terreno che può essere fecondato nell’accoglienza. L’accoglienza ha bisogno di cuore caldo e testa fredda – ha poi aggiunto – perché senza un coinvolgimento interiore dura poco, tuttavia ci vuole la ‘testa fredda’ per accompagnare le persone. Bisogna essere costantemente pronti a intervenire nel momento della fragilità dell’altro”. 

Ascolta monsignor Ambarus

“È il desiderio di mettere insieme le realtà ecclesiali e laiche che si occupano dell’accoglienza e sintonizzandosi insieme, in modo che solidifichino le radici e le basi per l’accoglienza”, ha aggiunto poi il presule a Vatican News. Bisogna allargare la cultura dell’accoglienza, scandisce. “Le sfide di oggi non ci permettono più di avere uno sguardo provinciale nel nostro mondo. Non possiamo dire ‘siamo cittadini del mondo per i prodotti’, e non essere cittadini del mondo come persone”.

Buonomo: la mobilità umana non è una emergenza

La missione dell’università è fatta di formazione e ricerca ma c’è poi l’accoglienza: il rettore della Lateranense Vincenzo Buonomo lo ha sottolineato per valorizzare il contributo di questa realtà nell’iniziativa. La mobilità umana, ha osservato, è un dato costante e strutturale delle società, l’emigrazione ne è solo un aspetto, laddove questa rimanda a movimento forzato di popolazione. Non abbiamo a che fare con una emergenza, afferma Buonomo: “L’accoglienza è la base di una futura integrazione – ha detto – e l’università deve attuare una vera e propria ricerca su quelli che devono essere i criteri della mobilità”. C’è una terza missione degli atenei: il rapporto con il territorio. “L’accoglienza è un modo che l’università manifesta per relazionarsi con il territorio”. 

Ascolta Vincenzo Buonomo

“Il progetto ha due finalità essenziali – spiega Buonomo a Vatican News – preparare persone che possano favorire l’idea di accoglienza nella prospettiva data dall’attuale pontificato e una considerazione dell’accoglienza non come un fatto, ma come una realtà che quotidianamente può realizzarsi”. Il proposito è di preparare persone pronte ad animare strutture, convegni, corsi di formazione. 

Imparare ad abitare lo spazio in modo poetico

Il futuro sembra molto compromesso dal punto di vista ecologico, sociale, economico, culturale. Come reagire? È la domanda che si è posta Alessia Pesci, del CNCA, che ha parlato di come la capacità di prendersi cura degli altri arriva se le parole nel lavoro sociale fanno da ponte con le persone ferite dalla vita. “L’accoglienza è una capacità di stare nell’esodo di questo tempo”, ha detto. Come coltivare delle competenze di accoglienza? È importante la formazione che mettiamo in campo. Tenere insieme riconoscenza, legame, incontro: sono alcuni presupposti che una buona accoglienza richiede, così come imparare ad abitare lo spazio in modo più poetico.