VATICAN NEWS
“Un gesto umanitario” che maturerà di qui a non molto sarà l’ideale prosecuzione del viaggio del Papa a Cipro. Il direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni ha informato che “nelle prossime settimane” circa una dozzina di rifugiati sarà trasferita e accolta in Italia. Si tratta di un “segno della sollecitudine del Santo Padre verso famiglie e persone migranti”, afferma Bruni, che ricorda come alcuni siano migranti salutati dal Papa al termine della preghiera ecumenica avvenuta nel pomeriggio nella Chiesa di Santa Croce a Nicosia. “Il loro trasferimento e l’accoglienza – ha proseguito il direttore della Sala Stampa vaticana – sarà reso possibile grazie a un accordo tra la Segreteria di Stato, le Autorità italiane e cipriote”, con la collaborazione della “Sezione per i Migranti e Rifugiati della Santa Sede e la Comunità di Sant’Egidio”.
Per i dettagli di questa inizativia il responsabile di Radio Vaticana – Vatican news, Massimiliano Menichetti, ha intervistato Giancarlo Penza, responsabile relazioni internazionali e sviluppo per la Comunità di Sant’Egidio.
Com’è maturata questa decisione?
È stata la volontà del Santo Padre, organizzando il viaggio, di fare questo gesto di accoglienza e di ospitalità da parte della Santa Sede per questo gruppo di rifugiati che si trovano a Cipro. Il Santo Padre ha voluto chiedere alla Comunità di Sant’Egidio di organizzare materialmente la cosa, individuando alcuni rifugiati e poi naturalmente accompagnandoli in Italia nelle prossime settimane.
Adesso materialmente come si procederà?
Il Papa non potrà portarli con sé come fece a Lesbo perché proseguirà il suo viaggio. Nelle prossime settimane contiamo già, a metà dicembre e comunque prima di Natale, di portare il primo gruppo che sarà composto da una dozzina di persone provenienti da tre o quattro gruppi famigliari.
Quale sarà il numero complessivo delle persone che saranno accolte?
Saranno circa 50 persone e saranno in gran parte gruppi familiari variamente composti tra cui anche alcune donne sole con bambini.
Tecnicamente questo è un ricollocamento?
Sì questo è un ricollocamento, una “relocation” come si dice nel termine tecnico inglese. È un ricollocamento che verrà effettuato in Italia da parte della Comunità di Sant’Egidio con l’assistenza economico-finanziaria della Santa Sede. Una volta in Italia, saranno scelti insieme alla Santa Sede i luoghi dove questi rifugiati saranno accolti e poi partirà il percorso di integrazione che durerà certamente fino a quando non avranno ottenuto l’asilo politico, complessivamente un anno. Crediamo che come abbiamo fatto per i corridoi umanitari nel passato anche per questa operazione, questo gruppo di rifugiati potrà essere autonomo e indipendente dopo un anno un anno dalla loro accoglienza, certamente se il processo di integrazione andrà a buon fine come crediamo che sarà.