Un attracco provvisorio sulla costa della Striscia di Gaza. E’ il progetto annunciato dal presidente Biden per soccorrere la popolazione civile. Netanyahu dichiara: prenderemo Rafah nonostante le pressioni internazionali.
Stefano Leszczynski – Città del Vaticano
Un molo temporaneo sulla costa di Gaza per far giungere gli aiuti umanitari alla popolazione palestinese stremata da sei mesi di guerra. Il piano statunitense, lanciato dal presidente Biden, riscuote il favore dell’ONU e il consenso di Israele. Ma serve un cessate il fuoco, che nonostante gli sforzi diplomatici potrebbe non arrivare in tempo per il Ramadan.
La guerra continua
Israele continuerà la sua offensiva contro Hamas, anche a Rafah, nonostante le crescenti pressioni internazionali. Lo ha ribadito il premier Benjamin Netanyahu che ha sottolineato: non farlo significherebbe “perdere la guerra”. Una posizione che sottolinea la situazione di stallo nei colloqui al Cairo, in Egitto. Nessuno parla apertamente di “rottura”, perché i negoziati riprenderanno la settimana prossima dopo la missione del direttore della Cia, Bill Burns, volato a Doha, in Qatar. L’unica certezza che tutti sembrano avere è che non ci sarà una tregua prima dell’inizio del Ramadan, domenica o lunedì.
Un porto per Gaza
Il progetto di un molo ‘temporaneo’ sulla costa della Striscia di Gaza per far arrivare gli aiuti umanitari alla popolazione civile, stremata da sei mesi di guerra e ridotta alla fame, è stato illustrato dal presidente USA, Joe Biden, nel discorso sullo Stato dell’Unione. Un’iniziativa che ha subito riscosso il favore del segretario generale dell’ONU, che è tornato a denunciare il pericolo carestia per almento 576mila palestinesi della Striscia. Israele, che ha blindato tutti i valichi di frontiera terrestri con la Striscia non ha avanzato particolari obiezioni nei confronti della proposta del suo principale alleato e il presidente Biden ha sottolineato che non ci sarà alcun coinvolgimento di truppe americane sul terreno. Ieri, nuovi lanci di aiuti umanitari sono stati effettuati congiuntamente dalle forze aeree di Stati Uniti e Giordania.
30.800 morti
Il bilancio aggiornato dal ministero della salute di Gaza continua a salire costantemente, mentre la guerra sembra minacciare sempre più gravemente il fronte nord. I media libanesi hanno riferito che Israele ha dato a Hezbollah una settimana di tempo per accettare la proposta di accordo statunitense, presentata nei giorni scorsi dall’inviato speciale Usa Hochstein e che prevede l’allontanamento dei combattenti libanesi dalla linea di demarcazione tra Libano e Israele. Fonti politiche israeliane tuttavia negano che sia stata fissata un termine ufficiale entro cui rispondere. Ieri, intanto, è stata un’altra giornata di intensi bombardamenti sul nord di Israele, mentre l’esercito di tel Aviv ha affermato di aver colpito due avamposti di Hezbollah in Libano.