Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Alle 13:00 di martedì 8 giugno, tutti sono invitati ad unirsi ad un minuto di raccoglimento per la pace, con un particolare riferimento alle situazioni della Terra Santa e del Myanmar. Ciascuno potrà farlo secondo la propria fede religiosa. L’iniziativa è promossa da Azione Cattolica Internazionale e da numerose altre organizzazioni.
Le parole del Papa
Francesco all’Angelus di domenica 6 giugno ha ricordato con queste parole l’iniziativa:
Dopodomani, martedì 8 giugno, alle ore 13.00, l’Azione Cattolica Internazionale invita a dedicare un minuto per la pace, ciascuno secondo la propria tradizione religiosa. Preghiamo in particolare per la Terra Santa e per il Myanmar.
Artigiani di pace
“Ascoltare queste parole pronunciate da Francesco dopo la recita dell’Angelus è stata una bella emozione e soprattutto un incoraggiamento a proseguire in queste iniziative, per essere come auspicato dal Papa degli artigiani di pace nel quotidiano”. Lo afferma nell’intervista a Vatican News il segretario della Federazione Internazionale Azione Cattolica, Maria Grazia Tibaldi.
“Per la prima volta l’evento fu celebrato nel 2014 e da allora ogni 8 giugno – ricorda – in ogni continente si prega per la pace in Terra Santa. Quest’anno nel cuore di tutti e ciascuno ci sarà anche una particolare attenzione al Myanmar, dove come Azione Cattolica siamo presenti”.
Come partecipare
“Il nostro appello – prosegue – è rivolto alle persone, dunque ognuno potrà pregare a casa, sul posto di lavoro, ovunque. Molti però sono parte di associazioni, comunità, dunque la preghiera sarà in tal senso anche collettiva e in diversi Paesi ci saranno anche iniziative online, come ad esempio in Argentina”. L’orario non è riferito ad uno Stato specifico. “Le ore 13 sono relative ad ogni Paese, dunque inizieremo nelle Filippine e si andrà avanti così, in questa grande preghiera per la pace”, conclude Tibaldi.
Il Myanmar
Ad oltre quattro mesi dal colpo di stato militare che ha deposto e arrestato la leader birmana Aung San Suu Kyi, continuano le proteste, come la repressione dei militari. La giunta al potere ha dichiarato ‘gruppo terroristico’ il governo di unità nazionale e le altre organizzazioni che da settimane manifestano contro il golpe. Le stime ufficiali parlano di circa 800 cittadini uccisi nelle proteste, organizzate spontaneamente nelle maggiori città e che hanno visto soprattutto la partecipazione di giovani, mentre sarebbero 4mila le persone arrestate. Intanto, dal Myanmar giunge la notizia della sospensione di migliaia di accademici e altro personale universitario contrario alla giunta. Lo scorso mese Papa Francesco nella Messa celebrata in Vaticano per i cittadini del Paese asiatico residenti a Roma, ha ricordato che non bisogna cedere alle logiche dell’odio e della divisione, ma ricostruire la fraternità, anche impegnandosi “attraverso le scelte sociali e politiche”, ed essere fedeli alla Verità che è Gesù “nella notte buia del dolore”.
La Terra Santa
Lo scorso 21 maggio, dopo quasi due settimane di scontri che hanno causato oltre duecento vittime e centinaia di feriti, è scattata la tregua tra Israele ed Hamas. L’escalation di violenza in Terra Santa dello scorso mese ha visto pagare un prezzo altissimo ai minori. Secondo l’Unicef, infatti, oltre un milione di bambini sono stati coinvolti in una crisi tra le più gravi degli ultimi anni, sia in termine di bombardamenti e lanci di razzi tra le parti che per quanto riguarda la perdita di vite umane. In quei giorni, il Papa più volte ha chiesto che si arrivasse alla pace. In particolare al termine del Regina Coeli del 16 maggio, Francesco ha definito “inaccettabile” la morte di tanti bambini:
Seguo con grandissima preoccupazione quello che sta avvenendo in Terra Santa. In questi giorni, violenti scontri armati tra la Striscia di Gaza e Israele hanno preso il sopravvento, e rischiano di degenerare in una spirale di morte e distruzione. Numerose persone sono rimaste ferite, e tanti innocenti sono morti. Tra di loro ci sono anche i bambini, e questo è terribile e inaccettabile. La loro morte è segno che non si vuole costruire il futuro, ma lo si vuole distruggere.
Il Papa ha manifestato la sua preoccupazione anche per l’acuirsi delle tensioni nelle città israeliane:
Inoltre, il crescendo di odio e di violenza che sta coinvolgendo varie città in Israele è una ferita grave alla fraternità e alla convivenza pacifica tra i cittadini, che sarà difficile da rimarginare se non ci si apre subito al dialogo. Mi chiedo: l’odio e la vendetta dove porteranno? Davvero pensiamo di costruire la pace distruggendo l’altro? “In nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro” (cfr. Documento Fratellanza Umana) faccio appello alla calma e, a chi ne ha responsabilità, di far cessare il frastuono delle armi e di percorrere le vie della pace, anche con l’aiuto della Comunità Internazionale.