Eugenio Bonanata e Daniele D’Elia – Città del Vaticano
Nella Basilica di San Pietro è custodita una delle opere più belle di Michelangelo Buonarroti. Si tratta della famosa “Pietà” ed è l’unica autografa dello scultore, che fu protagonista del Rinascimento italiano. Michelangelo la realizzò quando era poco più che ventenne. Sulla fascia a tracolla del manto della Vergine è scolpita la firma “Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti”. Il motivo dell’iscrizione, e dunque della precisazione, si deve ad una falsa attribuzione della paternità della statua al lombardo Cristoforo Solari, di cui era venuto a conoscenza lo stesso Michelangelo.
Comastri riporta anche un’altra critica di cui è stata, spesso, destinataria quest’opera: il volto della Madre sembra più giovane di quello del Figlio. Il volto del Cristo è, giustamente, sofferente, poiché Egli ha portato su di se tutti i peccati del mondo. La giovinezza della Madonna è dovuta al suo essere senza “macchia” di peccato, alla sua incorruzione. Dunque, una scelta teologica, avvalorata dello stesso Buonarroti, che si è rifatto anche ai versi del paradiso di Dante “Vergine Madre, Figlia del tuo Figlio”. La sua fede sintetizzata sui volti della scultura. Dolore e serenità si mescolano mirabilmente nei tratti del viso di Maria come se Ella attendesse “la scintilla della Resurrezione” dopo il travaglio del Calvario. Nel mettere insieme questi sentimenti contrastanti, Michelangelo è stato un “genio”. Nel maggio 2017 il cardinale Comastri, allora arciprete della Basilica di San Pietro in Vaticano, accompagnò dinanzi alla “Pietà” Donald Trump, che era in visita a Roma. E, oggi, testimonia lo stupore e l’ammirazione del presidente americano per quest’opera densa di significato teologico.