Un giubileo per rinascere

Vatican News

di Giovanni Ricciardi

Che la pandemia abbia quasi azzerato il numero dei pellegrini che nel 2020 hanno percorso il Cammino di Santiago è facile immaginarlo. In questo incerto 2021 s’intravede già una buona ripresa, anche se le norme sanitarie hanno ridotto drasticamente i posti letto disponibili nei classici albergues dei diversi sentieri che portano alla tomba dell’apostolo Giacomo. E pensare che nel 2019 i pellegrini che hanno ottenuto la famosa Compostelana, il documento che attesta il compimento del pellegrinaggio a piedi per almeno cento chilometri, erano stati quasi 350.000.

Il 25 luglio, festa di san Giacomo il Maggiore apostolo, cade di domenica segnando così il nuovo Anno Santo Compostelano (nella cattedrale verrà celebrata la messa solenne presieduta dall’arcivescovo Julián Barrio Barrio). È l’occasione buona per una rinascita, seppur silenziosa, discreta, affidata a uomini e donne che hanno deciso di partire nonostante tutto. Del resto, non è sempre e solo questione di numeri. Lo stop dello scorso anno è sembrato a taluni un evento epocale. Ma il Cammino osserva gli eventi del mondo con la pazienza di una storia che dura da secoli e ha conosciuto momenti di splendore così come lunghe fasi di dimenticanza. Basti pensare che il primo pellegrinaggio alla tomba dell’apostolo risale al lontano 825, quando alla notizia del ritrovamento del sepolcro il re delle Asturie, Alfonso il Casto, si mosse per vederlo con i suoi occhi, percorrendo un sentiero impervio e disagevole, oggi noto come Cammino primitivo, forse per difendersi meglio dalle incursioni dei musulmani che allora controllavano gran parte della penisola iberica.

La notizia percorse lentamente un mondo per nulla globalizzato e lo risvegliò a poco a poco, mettendo in moto il cuore e le gambe di tanti, pezzenti e re, santi e peccatori. Una crociata silenziosa e disarmata, anche se finì per riscaldare il cuore e la fantasia di coloro che videro presto l’apostolo alla testa delle armate cristiane impegnate nella lenta e faticosa Reconquista che terminerà solo nel 1492. I mori arrivarono a saccheggiare anche Santiago, ma rispettarono la tomba di san Giacomo, soprannominato poi Matamoros. E così, fino al XV secolo, il Cammino aveva già segnato il ridestarsi della fede di tanti e un sogno di rinascita che contribuì a rinnovare l’Europa. Ma fu quella stessa Europa a provocare le crisi del pellegrinaggio nel Cinquecento: la Riforma, le guerre di religione, la critica al culto dei santi e delle reliquie, la stessa insicurezza delle strade segnate dal sangue delle battaglie sembravano portare il pellegrinaggio a una rapida fine. Come certe specie in via d’estinzione, i pellegrini registrati all’arrivo presso la grande cattedrale e al suo splendido Portico della Gloria, erano sempre meno, ma non vennero mai meno. Un “resto d’Israele”, si direbbe, che sopravvisse anche ai decreti napoleonici di scioglimento delle confraternite che sostenevano il Cammino, di chiusura di tutte quelle forme di accoglienza e sostegno ai pellegrini che agevolavano la lunga marcia verso i resti mortali di uno degli amici di Gesù, uno dei tre che lo avevano accompagnato sempre, sul monte della Trasfigurazione e nella notte del Getsemani. Giacomo, fratello del Signore. A lui, come agli altri, Gesù aveva chiesto: «Volete andarvene anche voi?».

Dal 1825 al 1905 i pellegrini che giunsero a Santiago si ridussero a poco più di diecimila in tutto, in media centotrenta all’anno. Il resto — quello che non fece Napoleone — lo fecero i conflitti mondiali del Novecento, la guerra civile spagnola, l’isolamento stesso della Spagna franchista. Ma il lucignolo fumigante non si spense e la fiammella cominciò a ravvivarsi quando nel 1950 un gruppo di parigini fondò un’associazione per sostenere chi volesse tornare ad affrontare quella lunga strada che oggi, per chi percorre il più famoso dei cammini (quello francese appunto), inizia tradizionalmente nel paesino pirenaico di Saint-Jean-Pied-de-Port, a poche decine di chilometri da Lourdes, per raggiungere la fiabesca piana di Roncisvalle, inizio e fine di un’epopea antica come il Cammino. Fu quest’associazione francese a inventare la “credenziale”, quella sorta di passaporto che si riempie di timbri e di date e attesta il passaggio del pellegrino nei diversi albergues posti lungo la strada. Luoghi di incontri, di amicizie, a volte di grazie che sorprendono il viandante ancora prima che giunga al Portico della Gloria.

Com’è noto, il Cammino è tornato a numeri considerevoli solo all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, e per molti motivi, storici e culturali, non tutti legati alla fede. Ma forse è sempre stato così. Nel fiume del tempo, come nel cielo delle notti sul Cammino punteggiate dalla miriade di stelle della Via Lattea, a prescindere dalle statistiche e dai numeri, a volte brilla qualcosa che è destinato a non spegnersi. E che tanti riconoscono in questo esodo dalla routine quotidiana che è il pellegrinaggio a Santiago. Una via in cui il desiderio di incontrare il Cielo diventa semplice, come è semplice mettere un passo davanti all’altro. Il resto lo fa Colui che ha scelto di scendere dal Cielo e ha camminato sulle strade degli uomini, dove la routine — la ruota che gira su se stessa — può convertirsi in route, la via che a un certo punto fa intravedere, improvvisa, la bellezza della meta.