Benedetta Capelli – Città del Vaticano
In un minuto e mezzo tutto è cambiato. La vacanza di molti trasformata in tragedia, il luogo di lavoro diventato luogo di morte. Sono le 16.49 di 4 anni fa quando una valanga di neve e ghiaccio, ad una velocità di circa 100 km orari, spazza via uno dei resort più belli del Gran Sasso, l’Hotel Rigopiano che da allora nell’immaginario degli italiani evoca la disperazione dei parenti ma anche la determinazione degli uomini dei soccorsi a far presto per recuperare vite e speranza. Sotto quella coltre di neve resteranno uccise 29 persone che oggi sono ricordate nel luogo della disgrazia.
Per non dimenticare
Le restrizioni a causa della pandemia hanno condizionato le celebrazioni della giornata, limitate solo ai parenti delle vittime. Una fiaccolata fino all’albergo ha dato il via al ricordo di quanto accadde allora, poi la deposizione dei fiori e una preghiera per gli “Angeli di Rigopiano”. A seguire la Messa e alle 16.49 – ora della tragedia – il canto “Signore delle cime” e poi la lettura dei nomi dei “29 Angeli”. Intanto a primavera, non lontano dall’Hotel Rigopiano, prenderà vita il “Giardino della Memoria”, costituito da una statua della Madonna alta 1 metro e 80, adagiata su un piedistallo, e 29 blocchi di marmo a simboleggiare le 29 vittime. A marzo invece si dovrebbero registrare sviluppi sul piano giudiziario, sono 30 gli imputati che compariranno davanti al Giudice dell’indagini preliminari del Tribunale di Pescara.
L’abbraccio del Papa alle famiglie
Nel 2018, Papa Francesco incontrò a Santa Marta i famigliari delle vittime per dare loro un segno di vicinanza e di affetto da parte della Chiesa. Allora il vescovo di Pescara-Penne, monsignor Tommaso Valentinetti, parlò di un momento intenso e di preghiera, un incontro per attingere dalla fede la forza necessaria per continuare ad andare avanti.