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Ue e Usa si pronunciano sul caso del dirottamento aereo su Minsk

Fausta Speranza – Città del Vaticano

L’Unione Europea ha fatto sapere che introdurrà nuove sanzioni  economiche contro la Bielorussia e che non permetterà l’uso degli aeroporti europei alla compagnia aerea di Stato bielorussa Belavia. Per uscire dal Paese i bielorussi dovranno necessariamente passare dalla Russia.  

La decisione è stata annunciata in conseguenza del dirottamento di domenica 23 maggio del volo della compagnia  Ryanair che da Atene era diretto a Vilnius: per ordine del presidente bielorusso Alexander Lukashenko è stato fatto atterrare all’aeroporto della capitale Minsk per consentire l’arresto del giornalista di opposizione Roman Protasevich, che si trovava a bordo dell’aereo. I vertici della compagnia aerea Ryanair hanno parlato di “un gesto di pirateria aerea”.  La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha definito il dirottamento del volo e il successivo arresto di Protasevich “un attacco alla democrazia, un attacco alla libertà di espressione e un attacco alla sovranità europea” e ha affermato che  quello che ha definito un “comportamento vergognoso” richiede “una risposta forte”. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha condiviso la posizione dell’Unione Europea.

Gli Stati Uniti chiedono un’indagine internazionale

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si è unito alle critiche dei Paesi Ue e ha definito l’accaduto un “incidente vergognoso e un affronto diretto alle norme internazionali”. Biden ha dichiarato: “Accolgo con favore la notizia che l’Unione Europea ha annunciato sanzioni economiche mirate e altre misure” e ha poi spiegato di aver chiesto  alla sua amministrazione  di “elaborare opzioni appropriate in stretto coordinamento con l’Ue, altri partner e alleati, e le organizzazioni internazionali”.

La prima reazione da Paesi Ue

Durante una riunione straordinaria organizzata lunedì sera a Bruxelles, i leader dei Paesi dell’Unione hanno chiesto la liberazione immediata di Protasevich e della sua compagna, Sofia Sapega, arrestata con lui all’aeroporto di Minsk. Allo stesso tempo, hanno invitato le compagnie aeree europee a non sorvolare più la Bielorussia e hanno chiesto un’indagine dell’Organizzazione Internazionale per l’Aviazione Civile (ICAO), agenzia specializzata delle Nazioni Unite, che ha fissato un incontro urgente per giovedì prossimo.

I fatti

Secondo quanto riferito dalle autorità competenti e dai media, l’aereo di Ryanair stava sorvolando la Bielorussia ed era quasi entrato nello spazio aereo della Lituania quando è stato affiancato da un jet militare MIG-29. Con l’indicazione di presunti esplosivi a bordo, i piloti sono stati costretti a cambiare rotta e ad atterrare a Minsk, dove le autorità bielorusse hanno arrestato Protasevich, accusato dal regime bielorusso di atti di terrorismo per il suo ruolo nell’organizzazione delle forti proteste dello scorso anno contro lo stesso presidente Lukashenko. In realtà Vilnius sembra che fosse l’aeroporto più vicino.

La risposta di Minsk

Il ministero degli Esteri bielorusso ha respinto tutte le critiche da parte dell’Unione Europea, definendole “senza fondamento”. Il portavoce del ministero, Anatoly Glaz, ha detto che le autorità dell’aviazione bielorussa hanno agito “in pieno rispetto delle regole internazionali” e ha accusato gli Stati membri dell’Unione di essersi “affrettati a fare commenti che sembrano aperte dichiarazioni di guerra». Il governo bielorusso non ha finora ammesso di avere dirottato il volo Ryanair con l’obiettivo di arrestare Protasevich, e ha accusato il gruppo palestinese radicale Hamas di essere stato il responsabile della minaccia che aveva provocato l’inversione di rotta verso Minsk.  

Secondo le notizie che giungono dalla Bielorussia, lunedì Lukashenko ha ulteriormente rafforzato le restrizioni contro il dissenso, firmando una nuova legge che vieta tra le altre cose la trasmissione dal vivo delle proteste non autorizzate e i finanziamenti stranieri ai media del Paese.

Una quarantina di funzionari bielorussi, considerati vicini a Lukashenko, sono stati fatti oggetto di sanzioni da Bruxelles già un anno fa, perché accusati di aver manipolato il risultato delle elezioni presidenziali dello scorso agosto, considerate da molti osservatori “rubate”, e per la successiva repressione compiuta dal regime contro gli oppositori. A fine febbraio, l’Unione Europea ha prolungato la durata delle sanzioni, estendendole in totale a 88 persone, inclusi lo stesso Lukashenko e il figlio Victor.

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