Fausta Speranza – Città del Vaticano
In Mali “non c’erano più le condizioni politiche, operative e giuridiche” per mantenere sul posto la presenza militare francese ed internazionale: è quanto si legge in una nota diffusa dall’Eliseo dopo la cena di lavoro di ieri sera sulla presenza militare nel Sahel a cui ha partecipato anche il presidente del Consiglio dei ministri italiano Mario Draghi. La Francia, i partner europei e il Canada hanno annunciato questa mattina il ritiro dal Mali delle operazioni antiterrorismo Barkhane e Takuba, lamentando il peggioramento delle relazioni con l’attuale giunta al potere a Bamako dopo il colpo di Stato dello scorso anno. La Francia ha circa 4.300 soldati dispiegati nella regione, circa 2.400 nel solo Mali.
Un impegno per il Sahel da reinventare
I Paesi partner esprimono comunque la “volontà di restare impegnati nella regione” del Sahel. Non solo. “Per contenere la potenziale estensione geografica delle azioni dei gruppi armati terroristici in direzione del sud e dell’ovest della regione – si legge nella nota congiunta – i partner internazionali indicano la loro volontà di considerare attivamente l’estensione del loro sostegno ai Paesi vicini del Golfo di Guinea e dell’Africa Occidentale, sulla base delle loro richieste”.
Summit e rapporti Ue-Ua
Intanto, ha preso il via oggi a Bruxelles il summit inizialmente previsto a dicembre 2020 tra Unione europea e Unione africana. I vertici Ue-Ua si svolgono tradizionalmente ogni tre anni, in alternanza tra Africa ed Europa. Un appuntamento importante per discutere fino a domani una serie di questioni che vanno dall’economia e il commercio, all’ambiente, il clima e l’agricoltura, dal digitale e le infrastrutture alla pace e la sicurezza. Il filo conduttore delle discussioni è la ripresa post-pandemica e il rafforzamento della resilienza di fronte alle attuali e future forme d’instabilità politica che hanno investito il continente africano tra colpi di Stato militari e vecchie e nuove crisi. I partecipanti dovrebbero adottare una dichiarazione congiunta su una visione comune per il 2030. Per lungo tempo i rapporti tra Europa e Africa hanno ruotato intorno ad accordi a termine (Convenzioni di Yaoundé e di Lomé, e poi Accordo di Cotonou) che hanno definito i termini dei rapporti tra donatori e beneficiari degli aiuti allo sviluppo e delle relazioni commerciali. Dagli anni Novanta, si è gradualmente aggiunto anche un dialogo su tematiche più politiche, incluse migrazioni e riforme democratiche. Dopo un lungo processo negoziale, l’anno scorso si è arrivati alla stipula di un nuovo accordo post Cotonou.
Un intervento concreto in tema di pandemia
La Banca europea per gli investimenti metterà a disposizione 500 milioni di euro per sostenere il rafforzamento dei sistemi sanitari nei Paesi dell’Africa subsahariana nel quadro del partenariato con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in collaborazione con la Commissione Europea. La partnership – si legge in una nota congiunta della Bei e dell’Oms – è “volta a mobilitare un miliardo di euro di investimenti per sostenere i Paesi nel colmare il divario di finanziamenti sanitari, costruendo sistemi sanitari resilienti basati su solide basi di assistenza sanitaria primaria, per aiutarli a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile relativi alla salute”. L’obiettivo è “ripristinare, ampliare e sostenere l’accesso ai servizi sanitari essenziali e aumentare la protezione dai rischi finanziari; migliorare l’accesso a vaccini, medicinali, strumenti diagnostici, dispositivi e altri prodotti sanitari”. “La pandemia di Covid-19 è una potente dimostrazione che quando la salute è a rischio, tutto è a rischio. Investire nella salute in tutta l’Africa è quindi essenziale non solo per promuovere e proteggere la salute, ma anche come base per far uscire le persone dalla povertà e guidare una crescita economica inclusiva”, ha commentato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms. “La partnership tra la Bei e l’Oms è fondamentale per la nostra risposta alla pandemia al di fuori dell’Ue, come parte del Team Europe – ha affermato Werner Hoyer, presidente della Bei -. Dall’inizio della pandemia, la Banca dell’Unione europea ha intensificato il sostegno agli investimenti sanitari, alla produzione di vaccini e alla resilienza economica in tutta l’Africa e nel mondo”.