Il presidente della Conferenza dei vescovi di rito latino esprime il dolore per i mille giorni dall’invasione militare del Paese e per i recenti attacchi russi. “Preghiamo affinché, oltre a esprimere preoccupazione, i politici del mondo ricevano il dono del coraggio e della forza”, dice ai media vaticani. Questi due anni e mezzo sono anche “una dimostrazione della debolezza della struttura di sicurezza globale”
17/11/2024
Monsignor Visvaldas Kulbokas, in un’intervista ai media vaticani, descrive la difficile realtà quotidiana per la popolazione ucraina ma individua anche spazi di speranza e …
Qual è la cosa più difficile da affrontare in questa guerra?
La cosa più difficile da affrontare è la perdita dei propri cari. Da noi il mese di novembre è associato alla preghiera per i defunti. Spesso a novembre ci rechiamo nei cimiteri per pregare per i defunti. Vediamo queste bandiere sulle tombe dei nostri soldati caduti, in alcuni cimiteri sono come una foresta, e questo suscita un dolore molto grande. Però io continuo ad avere la fiducia nella grazia di Dio che il loro sacrificio non sia stato vano, che raggiungeremo la pace e che il nostro Paese uscirà migliore da queste prove.
Che cosa fanno le vostre diocesi in Ucraina per accompagnare le persone che vivono traumi e lutti?
Ci sono molti programmi di vario tipo destinati a questo scopo. Ad esempio, nella nostra diocesi c’è un centro dove prima della guerra si svolgevano delle attività per bambini, vari corsi di lingua, ecc. Adesso lì raduniamo le persone toccate dalla guerra, vedove, figli dei caduti. Invitiamo gli psicologi per dare loro sostegno oppure semplicemente ospitiamo queste donne e questi bambini perché possano passare qualche tempo in una comunità e avere una sorta di riabilitazione e di aiuto. È molto importante che una persona non sia lasciata sola con il suo dolore, ma sia circondata da persone che hanno vissuto una perdita simile. Si tratta di un sostegno reciproco. Inoltre, c’è anche una componente spirituale, cioè l’opportunità di pregare, di partecipare alla Santa Messa. In ogni parrocchia, a seconda delle possibilità o delle esigenze, vengono organizzati vari corsi di formazione. I nostri sacerdoti hanno già fatto questo tipo di formazione, dove viene insegnato loro come sostenere adeguatamente, secondo l’approccio psicologico, le persone che stanno vivendo un lutto. Anche le suore offrono questo tipo di accompagnamento. In altre parole, siamo coinvolti in questo lavoro quanto più possibile. In altre diocesi più grandi e con maggiori opportunità, questo lavoro è ancora più intenso.
Nel servizio che svolgete come Chiesa in Ucraina in questo tempo di guerra, quale esperienza avete in particolare?
È un’esperienza che abbiamo sempre avuto, ma la guerra lo rende molto chiaro: è che la fede in Dio, soprattutto, in situazioni molto difficili, è un aiuto molto grande. Non sto nemmeno parlando della vita eterna, dell’aldilà, ma del fatto che le persone sperimentano il dolore della perdita. Un credente lo vive, naturalmente, con dolore, con lacrime, con tristezza, ma non perde mai la speranza. Ha questa forza spirituale per vivere queste prove. E possiamo vedere durante i funerali, quando parliamo con i familiari e gli amici, quanto sia importante la fede per una persona, è sempre un grande sostegno in questi momenti difficili. Vorrei che tutte le persone potessero trovare questo sostegno, averlo e scoprirlo nella loro vita.
Che cosa vorrebbe dire ai cattolici in tutto il mondo in occasione dei 1000 giorni dall’inizio di guerra?
Certo, è passato molto tempo dall’inizio della guerra, ma chiedo a Dio di ispirare i nostri fratelli e sorelle di tutto il mondo a continuare a pregare per noi. So che molte persone stanno pregando per noi e sono molto grato per questa preghiera, per questa solidarietà orante. Papa Benedetto XVI ha scritto una volta in uno dei suoi libri dedicato a Fatima, che la Madre di Dio era lì per rivelare che sono la preghiera e il sacrificio a essere davvero potenti, non le armi. Grazie a questa preghiera noi resistiamo, speriamo in questa preghiera e ringraziamo per essa.