Michele Raviart – Città del Vaticano
In Ucraina c’è il rischio di un disastro nucleare “superiore a quello di Chernobyl”, perché le truppe russe non hanno preso di mira solo la centrale nucleare di Zaporizhia, ma hanno dichiarato che anche gli altri impianti presenti nel territorio ucraino devono essere considerati un obiettivo. A lanciare l’allarme è l’arcivescovo greco-cattolico di Kiev Sviatoslav Shevchuk, intervenuto ieri sera all’incontro online “Mar Nero Agorà”, organizzato dal Forum internazionale di Azione Cattolica, i cui giovani dal 2014 organizzano un’iniziativa all’insegna della fraternità e dello scambio di esperienze tra i Paesi dell’Europa orientale.
Quasi seimila civili uccisi in violazione del diritto internazionale
L’ultimo incontro di questo tipo si era svolto proprio in Ucraina, ad Odessa, nel 2019. Ora, davanti ai partecipanti collegati da 20 Paesi, Sua Beatitudine Shevchuk ha ricordato alcuni dei dati forniti dalle autorità ucraine sulla situazione umanitaria nel Paese a oltre 200 giorni dall’inizio dell’invasione russa e aggiornati al 9 settembre scorso. Per l’Ufficio del difensore civico dell’Ucraina, che presenta i dati ufficialmente registrati dal governo, i civili uccisi secondo la Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite sono 5.718 mentre i feriti sono 8.199. Tra le vittime 383 sono bambini, 743 i feriti. Una cifra lontana dalla realtà, ha sottolineato Shevchuk. “Nella sola città di Mariupol”, ha affermato, “sono state uccise più di 200 mila persone civili che adesso giacciono nelle fosse comuni o neanche hanno avuto una sepoltura degna”. Uccisioni della popolazione civile e bombardamenti sulle città e sugli obiettivi civili, come pure la morte di bambini, ricorda l’Ufficio del difensore civico, violano lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e i loro protocolli aggiuntivi, oltre le Convenzioni dell’Aia e delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia.
Oltre 200 edifici di culto distrutti o danneggiati
I bombardamenti russi, inoltre, hanno distrutto o danneggiato oltre 130 mila edifici, tra cui 2.472 scuole – 764 quelle materne, circa 300 quelle impossibili da risistemare. Mentre 903 sono stati gli ospedali e le strutture sanitarie colpite (127 totalmente distrutte), 481 le farmacie, oltre 500 edifici amministrativi, 18 aeroporti, quattro porti, 309 ponti, a cui si aggiungono musei, negozi, 25 mila chilometri di strade e 205 tra chiese, templi e moschee.
Una catastrofe umanitaria
È difficile spiegare con le parole quello che si sta vivendo, ha spiegato ancora l’arcivescovo di Kiev, che ha detto non avrebbe mai potuto immaginare, al momento di tornare nel suo Paese dall’Argentina per guidare la Chiesa greco-cattolica ucraina nel 2011, di dover vedere “persone torturate e fucilate nelle fosse comuni, intere città e villaggi distrutti e rasi al suolo” e una terra che era chiamata “il granaio di Europa” diventare teatro di “una catastrofe umanitaria”.
Oltre un milione e mezzo di bambini rischiano la fame
La guerra e i bombardamenti hanno lasciato senza casa oltre tre milioni e mezzo di persone, 1,4 milioni senza accesso all’acqua, 4,6 con un accesso limitato e 1,6 milioni di bambini – la metà di quelli rimasti ancora nelle case – che rischiano di vivere sull’orlo della fame e della scarsità di cibo.
Gli sfollati interni
La fuga dall’Ucraina è un’altra delle grandi conseguenze dell’invasione russa iniziata il 24 febbraio scorso. Difficile anche in questo caso avere dei numeri esatti. Per l’Unhcr oltre 12 milioni di persone ha varcato le frontiere ucraine, di cui 10 verso Paesi dell’Ue, dove la maggior parte è stata registrata come profughi o ha chiesto protezione temporanea. Il numero degli sfollati interni varia invece dai 4,5 milioni del Ministero delle Politiche sociali ucraino ai 6,8 milioni riferito dall’Unhcr.
Oltre 4 milioni deportati dall’esercito russo
Particolarmente gravi sono poi le accuse rivolte all’esercito russo di deportazioni e mobilitazione forzate della popolazione. Citando i media russi, il documento ucraino parla di 4 milioni di persone, tra cui 628 mila bambini, che sono stati deportati nel territorio della Federazione Russa. Allestiti anche 652 centri di accoglienza temporanea che attualmente ospitano 33 mila persone. Nella regione di Kharkiv poi, negli scorsi giorni, gli uomini in età di leva sono stati fermati e portati nei centri di reclutamento delle città occupate. Comportamenti che violano gli articoli 49 e 51 della Convenzione di Ginevra sulla protezione delle persone civili in tempo di guerra.
Shevchuk: dalla Croce la fonte della vita
In questo contesto, tuttavia, ricorda l’arcivescovo Shevchuk, “il popolo ucraino comunque resiste, anche se le truppe armate che ancora sono in Ucraina sono più numerose”. Il popolo ucraino “ha detto no alla schiavitù. Questa guerra contro di noi è una tipica guerra coloniale, nel cuore dell’Europa!”. Inoltre, conclude il Patriarca greco-cattolico, gli ucraini hanno speranza perché sono credenti: “Noi crediamo in Dio, la nostra fede cristiana è la fonte della nostra speranza. Perché se uno oggi contempla con gli occhi la terra in Ucraina, piange. Ma quando alza gli occhi e contempla il Signore esaltato sulla croce, gioisce. Perché proprio da questa Croce ci viene la fonte della vita”.