Il governo di Kyiv lancia l’allarme sulle mine che contaminerebbero circa un quarto del territorio ucraino. Intanto proseguono i bombardamenti russi, mentre preoccupa l’annuncio di Putin di un impegno russo teso a creare nuove “armi nucleari avanzate”
Marco Guerra – Città del Vaticano
Sminare il territorio dell’Ucraina costerà 35 miliardi di euro, è quanto ha detto oggi alla tv nazionale Oleh Nemchinov, ministro del Gabinetto ucraino. L’esponente del governo di Kyiv riferisce che “circa un quarto dell’Ucraina, ovvero 174 mila chilometri quadrati, è potenzialmente contaminato da ordigni esplosivi”, aggiungendo che potrebbero già essere bonificati 40 mila chilometri quadrati.
Ritornano le milizie della Wagner
Sul terreno continuano i bombardamenti russi. Almeno tre persone sono state uccise nella regione meridionale ucraina di Kherson. Lo ha reso noto il governatore militare Oleksandr Prokudin su Telegram, aggiungendo che ieri cinque residenti sono rimasti feriti dai pesanti bombardamenti, mentre altre due persone sarebbero state ferite oggi. Nel frattempo anche l’Intelligence britannica conferma che centinaia di combattenti della Wagner sono tornati a schiararsi in Ucraina, combattendo nelle unità filo-russe. Un funzionario russo ha invece dichiarato che i soldati arruolati con la campagna di coscrizione autunnale non verranno mandati a combattere in Ucraina e che lo Stato Maggiore non ha in programma nuove mobilitazioni.
Nuove sanzioni britanniche
Sul fronte politico diplomatico, intanto, la Gran Bretagna ha ampliato la lista delle sanzioni antirusse, inserendo anche il capo del ministero russo per le situazioni di emergenza, Alexander Kurenkov. Lo scrive la Tass, aggiungendo che Londra ha imposto sanzioni anche contro un deputato e il presidente del governo della regione di Kherson Andrey Alekseenko. Inoltre, riporta l’agenzia russa, le autorità britanniche hanno imposto sanzioni contro la Commissione elettorale centrale della Federazione russa.
Putin: lavoriamo a nuove armi nucleari
Intanto fanno ancora discutere le dichiarazioni rilasciate ieri dal presidente russo Vladimir Putin, il quale ha annunciato che l’autorità nucleare russa Rosatom “è impegnata nella creazione di armi non convenzionali avanzate in grado di mantenere un equilibrio strategico nel mondo”. “È importante che gli scienziati nucleari russi aumentino i contatti reciprocamente vantaggiosi con partner coscienziosi e affidabili all’estero”, ha aggiunto il leader del Cremlino. Poco dopo il portavoce del Cremlino, Sergeji Peskov, ha reso noto l’aumento delle spese per la difesa al 6% del Pil russo.
Di Liddo: Putin fa propaganda sul nucleare
Marco Di Liddo, analista di politica estera del Ce.S.I (Centro studi internazionali), spiega a Vatican News che le parole di Putin sulle armi nucleari avanzate hanno due letture. Una “politica e propagandistica”, perché la minaccia del miglioramento dell’arsenale militare fa parte della narrativa russa dall’inizio del conflitto, un messaggio che vuole colpire sia il nazionalismo russo sia le paure dell’Occidente. Di Liddo si sofferma poi sulla seconda lettura più tecnica e militare: per armi avanzate Putin fa riferimento a vettori che possono eludere i sistemi di difesa e contrasto dei Paesi europei e degli Stati Uniti, ma si tratta di un progetto che ha bisogno di tempo.
Stallo nella controffensiva
Sempre nella cornice della propaganda politica Di Liddo pone l’annuncio del ritorno dei mercenari della Wagner al fronte: “Putin fa vedere come il gruppo dei soldati di Prigozhin sia tornato sotto il controllo del Cremlino e che può essere utilizzato come Lui ritiene”. Sul campo di battaglia però, ricorda l’analista strategico, la Wagner non può cambiare il corso del conflitto. Per Di Liddo è più significativo l’aumento delle spese militari che confermano come la Russia sia entrata da tempo in un regime di mobilitazione totale e si prepara ad una guerra ancora lunga. “Va detto – sottolinea – che ad un aumento delle spese militari corrisponde una diminuzione di quelle sociali”. Intanto il fronte non sembra essersi spostato di molto dopo mesi dall’inizio della controffensiva estiva dell’Ucraina e, con arrivo dell’inverno, è probabile il verificarsi di un nuovo stallo sul piano militare. L’analista del Ce.S.I ritiene che la controffensiva di Kiev non abbia ottenuto i successi sperati dagli alleati occidentali. “I vertici militari sapevano che la controffensiva sarebbe stata lunga e faticosa. L’obiettivo più ambizioso prima dell’inverno sarà prendere lo snodo di Tokmak (nel sud est del Paese ndr) ma non sarà facile”.