Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Una onorificenza che è anche un “incentivo a perseguire un’azione” diplomatica che, seppure ispirata e “saldamente ancorata” a compiti ecclesiali”, è sempre “tesa a garantire l’ordinata convivenza mondiale. Il cardinale Pietro Parolin riafferma il senso di un impegno che per lunga tradizione distingue l’azione della Santa Sede in campo internazionale. L’occasione è data dal premio attribuito alla Santa Sede dall’Istituto Nazionale Azzurro per l’edizione 2022, nel corso di una cerimonia svoltasi sabato scorso nel Circolo ufficiali delle Forze Armate italiane.
Le parole del segretario di Stato hanno sullo sfondo la crisi che l’Europa e non solo sta vivendo con la guerra nell’est del continente. E insistono, facendosi eco dei tanti appelli del Papa, su un punto ineludibile per gli sforzi vaticani: la diplomazia, “pur con tanti limiti”, resta anche oggi, asserisce il porporato, lo strumento che può offrire strade alla “legittima aspirazione di ogni popolo alla sicurezza, alla stabilità, alla pace”. E la diplomazia vaticana in particolare, sottolinea il cardinale Parolin citando Francesco, sarà “sempre disponibile a collaborare con quanti si impegnano per porre fine ai conflitti in corso e a dare sostegno e speranza alle popolazioni che soffrono”.
Diplomazia specializzata nella pace
Un impegno che oggi è tanto più impellente guardando allo scenario ucraino su cui si concentrano, riconosce, gli sforzi che più parti stanno mettendo in atto perché cessi un conflitto “dove troppi innocenti hanno perso ogni cosa: affetti, famiglie, abitazione, convivenza civile e la vita stessa”. Quella della Santa Sede, conclude, è dunque una diplomazia capace di concorrere a costruire la pace sostituendosi all’uso della forza”.
Il fondatore e presidente dell’Istituto Nazionale Azzurro Lorenzo Festicini – che ha voluto una struttura dedicata allo scambio interreligioso e interculturale, con una sensibilità verso l’azione umanitaria e la tutela dei diritti umani – ha definito il lavoro della Santa Sede “un esempio di fede, di forza, di equilibrio, e di impegno per la pace”, quanto mai prezioso “in un momento difficile” come quello attuale in cui “il rispetto, il dialogo e l’umana convivenza tra i popoli è messa a rischio”. Un apprezzamento accompagnato da un appello finale: “Di fronte alle sofferenze di popolazioni inermi ed impaurite” dai bombardamenti quotidiani, si moltiplichino gli sforzi per una “pace giusta e duratura, che ponga fine a questa tragedia umana che interpella la coscienza di tutti coloro che operano per un futuro degno dell’uomo”.