Ucraina, Mosca rinuncia a prendere Kiev e punta alla “liberazione” del Donbass

Vatican News

Alessandro Di Bussolo e Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Secondo alti ufficiali degli Stati Uniti, mentre si apre il 31.mo giorno di guerra in Ucraina e le sirene hanno suonato nella notte in molte città, i tank russi sarebbero ora arretrati a 35 chilometri da Kiev, mentre l’esercito ucraino guadagna posizioni ad ovest della capitale. Lo stesso governo di Mosca ha dichiarato che si concentrerà nel prossimi giorni sulla “liberazione” del Donbass, dove i separatisti filorussi oggi controllano il 93 per cento della regione di Lugansk e il 54 per cento di quella di Donetsk, e che la “prima fase dell’operazione militare” è stata “principalmente compiuta”.

In un mese, almeno 1250 missili contro l’Ucraina

Gli americani calcolano che in un mese di invasione, la Russia ha lanciato almeno 1.250 missili contro le città e le postazioni ucraine, cercando così di compensare i mancati avanzamenti sul campo. A sud del Paese, Kiev ammette che i russi sarebbero riusciti a creare un corridoio parziale tra Crimea e Donetsk, oggi unite solo da un ponte. Collegando così via terra la penisola annessa militarmente nel 2014 alla Russia. Era uno degli obiettivi dichiarati dell’invasione. L’altro, la “denazificazione” dell’Ucraina, si potrebbe realizzare con la conquista di Mariupol e l’annientamento dei difensori, gli ultra nazionalisti del battaglione Azov.

Onu: più di mille vittime civili nell’invasione

Il sindaco della città martire sul Mar d’Azov ieri ha denunciato che nel bombardamento del teatro sarebbero morte 300 persone. E che ogni giorno la sua città piange 150 vittime tra la popolazione inerme. L’ultimo bilancio dell’Onu, diffuso venerdì,  segnala che in Ucraina ci sono stati 1.081 morti tra i civili e 1.707 feriti dall’inizio dell’invasione russa.

Mosca: tutto secondo i piani, “solo” 1351 perdite

Raggiunti questi obiettivi, Mosca punta a celebrare la “vittoria”, il 9 maggio, giorno in cui ricorda quella contro la Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale. Un successo che finora sarebbe costato la vita, secondo gli Usa, ad un numero di soldati russi tra i 7 mila e i 15 mila. Il vice capo di stato maggiore del Cremlino, Serghei Rudskoy, in una conferenza stampa, ha ammesso solo 1.351 perdite e 3825 feriti, accusando i Paesi occidentali di aver commesso un “errore” consegnando armi a Kiev. Secondo il generale russo l’”operazione militare” sta andando esattamente secondo i piani, con 276 località occupate e 14 mila nemici uccisi. “Abbiamo praticamente distrutto l’aeronautica ucraina e i sistemi di difesa antiaerea” ha dichiarato. E non ha escluso che una volta conquistato tutto il Donbass, l’esercito di Mosca riprenda l’offensiva verso Kiev e Odessa.

A Varsavia, Biden incontra il presidente polacco Duda

Intanto sul fronte diplomatico ancora nessun progresso. I negoziati con Mosca sono molto difficili, afferma il governo di Kiev, ma non rinunceremo alle richieste del cessate il fuoco, alle garanzie sulla sicurezza e all’integrità territoriale dell’Ucraina. In Polonia oggi è previsto un incontro bilaterale tra il capo della Casa Bianca, Joe Biden, e il presidente polacco, Andrzej Duda. Lo staff del presidente americano ha annunciato che oggi pronuncerà un “importante discorso” sull’Ucraina. “La posta in gioco – ha detto ieri Biden incontrando un gruppo di soldati statunitensi – non è solo la difesa dell’Ucraina, ma la democrazia nel mondo”.

Corridoio per far uscire i civili da Mariupol

Sul fronte umanitario spicca l’iniziativa di Francia, Grecia e Turchia per aiutare i civili ad uscire da Mariupol, ormai distrutta al 90 per cento. Si muove anche la Gran Bretagna che donerà all’Ucraina generi alimentari per due milioni di sterline. Da Bruxelles la notizia dell’avvio di un piano per fronteggiare la carenza di cibo in Europa, causato dalla guerra in Ucraina, uno dei più grandi esportatori di grano nel mondo.