Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“L’Europa correrà all’abisso, incontro ad un vero e proprio suicidio? Il mondo civile dovrà dunque ridursi ad un campo di morte?”. Così, ispirandosi alla lettera di Benedetto XV “ai capi dei popoli belligeranti” dell’agosto 1917, in piena Prima Guerra Mondiale, i partecipanti alla plenaria della Congregazione per le Chiese Orientali, ricevuti questa mattina in udienza da Papa Francesco, rivolgono un appello di pace per l’Ucraina, dove i venti di guerra non si sono ancora placati.
Con pensiero e cuore ai “nostri fratelli e sorelle in Ucraina”
Lo esprimono attraverso le parole del cardinale Leonardo Sandri, prefetto del Dicastero vaticano, che con questo appello chiude il saluto al Papa all’udienza, ricordando che la Congregazione per le Chiese Orientali è nata il 1 maggio 1917 proprio per decisione di Papa Benedetto XV. Insieme ai partecipanti al convegno per il 25.mo anniversario dell’Istruzione “Il Padre incomprensibile”, per l’applicazione delle prescrizioni liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese orientali, rivolgono “pensiero e cuore” ai “nostri fratelli e sorelle in Ucraina”. Cominciando dall’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica Sviatoslav Shevchuk, “che ha voluto rimanere accanto al suo popolo in questi giorni, ed abbracciando tutti i figli e le figlie di quel Paese, greco-cattolici e cattolici latini, ortodossi e membri di altre confessioni e religioni”.
Con Benedetto XVI contro la “follia universale” della guerra
Le loro parole sono quelle di Papa Benedetto XV e dei suoi successori fino a Francesco, contro la “follia universale” che rischia di travolgere l’Europa. “Dinanzi alle minacce di nuove sofferenze e conflitti nella già provata Ucraina” dicono i patriarchi e gli arcivescovi maggiori delle Chiese orientali cattoliche presenti, con i delegati delle loro commissioni liturgiche e i membri della Congregazione,“alziamo nuovamente il grido di pace, e rinnoviamo un caldo appello a chi tiene in mano le sorti delle Nazioni”. Lo fanno, spiega il cardinale Sandri, “mossi da un dovere di coscienza e ascoltando il grido dell’umanità ‘Mai più la guerra’”.
“Nulla è perduto con la pace, tutto con la guerra”
“Riflettete – sono ancora le parole di Benedetto XVI riprese nell’appello – sulla vostra gravissima responsabilità dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini; dalle vostre risoluzioni dipendono la quiete e la gioia di innumerevoli famiglie, la vita di migliaia di giovani, la felicità stessa dei popoli, che Voi avete l’assoluto dovere di procurare”. Possa il Signore, “Lui che è il Re di giustizia e di pace – prosegue l’appello – ispirarvi decisioni sagge per l’umanità che vi guarda: ricordate che ‘nulla è perduto con la pace, tutto è perduto con la guerra!’”. In futuro, conclude il messaggio letto dal cardinale davanti al Papa, “possiate essere chiamati beati, perché avete costruito la pace, e avete trasformato le lance e le armi di oggi in falci e strumenti di prosperità e benessere per i popoli”.
Un convegno nello stile di condivisione e ascolto
Il cardinale Sandri ringrazia infine il Pontefice “per essere ancora per noi e le nostre Chiese Orientali cattoliche, Padre ed artefice di pace e riconciliazione”. In precedenza aveva ricordato, nel suo saluto, che in preparazione al convegno, al via oggi all’Agostinianum fino al 22 febbraio, il lavoro dei membri della Congregazione con i delegati delle commissioni liturgiche delle Chiese orientali cattoliche è iniziato mercoledì 16, nell’auspicio “che lo stile di condivisione e di ascolto caratterizzi non soltanto queste giornate romane, ma il quotidiano del nostro essere Chiesa”.