Marco Guerra – Città del Vaticano
Lo spettro di un’escalation del conflitto in Donbass con l’eventuale coinvolgimento di Russia e Nato si riflette sul caro delle materie prime. In particolare vola il prezzo del gas naturale che questa mattina sulla piazza di Amsterdam ha raggiunto il prezzo di 80 euro Mwh, con un aumento del 10% rispetto all’ultima sessione di mercato.
Germania blocca il Nord Stream 2
In risposta al riconoscimento da parte del presidente russo Vladimir Putin dell’indipendenza delle due repubbliche separatiste nell’Ucraina orientale, la Germania ha sospeso l’autorizzazione del gasdotto Nord Stream 2. Lo stesso cancelliere Olaf Scholz ha annunciato il congelamento dell’autorizzazione della rete, non ancora in funzione, che collega la Russia alla Germania. Il progetto Nord Stream, è nato nel 1997, per portare il gas naturale russo in Germania, senza attraversare Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria e ancora Bielorussia e Ucraina, che perdono così i guadagni derivanti dai diritti di transito. Il nuovo tratto – il Nord Stream 2 – è struttura sottomarina di oltre 1.200 km, è costato 12 miliardi di dollari e permetterebbe di portare 55 miliardi di metri cubi di gas in Europa, collegando la costa baltica russa alla Germania nord-orientale. Osteggiato da Stati Uniti, Ucraina e alcuni Stati membri della Nato, secondo diversi analisti aumenterebbe di molto la dipendenza dell’Europa dalla Russia. La decisione del governo tedesco di sospendere la certificazione per l’avvio del gasdotto, è stata accolta con favore dagli Stati Uniti. Si è espresso positivamente in un tweet il segretario di Stato Antony Blinken, mentre il Cremlino si aspetta che la frenata sul Nord Stream 2 sia “temporanea” e il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo Dmitri Medvedev ha annunciato che molto presto gli europei pagheranno 2mila euro per mille metri cubi di gas naturale. Intanto l’Unione europea lavora a un pacchetto di sanzioni che, sempre secondo Scholz, saranno “massicce e robuste”. Nonostante tra i 27 membri dell’Ue abbiano molti interessi incrociati con la Russia e rischiano una spaccatura, l’Alto Rappresentante per la Politica Estera Ue Borrell si è detto certo del “voto unanime” che darà il via alle prime sanzioni contro Mosca. Un pacchetto che dovrebbero prevedere, tra l’altro, il blocco dell’export con il Donbass. Il ministro degli esteri Italiano di Maio, giunto a Parigi per il consiglio europeo dei ministri degli affari esteri, ha dichiarato che anche l’Italia è convinta sulla strada delle sanzioni.
Putin: forniture di gas continueranno
La Gran Bretagna, come ha annunciato il premier Boris Johnson, varerà nel pomeriggio “una raffica” di misure e anche negli Stati Uniti si lavora agli interventi per indebolire finanziariamente Mosca. Il presidente Usa Joe Biden ha già firmato un bando sugli investimenti e le attività commerciali e finanziarie da parte degli americani nelle regioni separatiste dell’Ucraina, ma saranno prese a breve nuove misure. Il presidente russo Putin dal canto suo ha assicurato che le forniture di gas continueranno ininterrotte. In questa cornice cresce anche l’inflazione, in Italia segna un + 4,8 su base annua raggiungendo i massimi dal 1996. Un’accelerazione che si deve soprattutto ai beni energetici (+38,6% tendenziale) che si riflettono poi sul carrello della spesa, con la salita dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (+3,2%). E ieri la Borsa russa ha infatti accusato un crollo a due cifre, con l’indice Moex scivolato del 10% e l’Rtsi fino al 13%. E’ il ribasso più ampio dal marzo 2020, quando gli indici azionari moscoviti furono piegati dall’emergenza Covid.
Carlà (FinanzaWorld): Usa ipotizzano blocco a banche russe
“Tensioni di questo possono sicuramente far crescere i costi dell’energia e avere un riflesso sull’inflazione”, spiega ha VaticanNews Francesco Carlà esperto di Economia e presidente di FinanzaWolrd. “Molto dipende dall’evolversi di questa crisi – prosegue Carlà – le questioni in ballo sono parecchie e nelle questioni globali il ruolo principale lo giocano ancora gli Stati Uniti che hanno fatto un primo passo con il divieto di investimenti nelle repubbliche separatiste e poi ipotizzano sanzioni più massicce, tra cui il blocco delle transazioni swift per le banche russe, ovvero il sistema su cui si basano i pagamenti internazionali”.
Stati Uniti meno esposti a ripercussioni
Secondo Carlà a breve termine ci saranno quindi ripercussioni sull’energia mentre su medio e lungo termine si rischia anche il blocco di infrastrutture strategiche come il gasdotto Nord Stream 2. L’economista evidenzia che a subire le ripercussioni maggiori potrebbero essere i Paesi leader dell’Ue, Francia, Italia e Germania che hanno un interscambio commerciale molto inteso con la Russia. “La guerra, ammesso che la si possa definire così – spiega ancora – si vincerà più sul fronte finanziario ed economico che non su quello militare. La pressione economica che l’Occidente può esercitare sulla Russia è molto forte, anche in termini molto rapidi, e potrebbe forzare Putin dall’interno, perché in Russia ci sono anche altri poteri economici che non vedono di buon occhio il blocco delle transazioni commerciali, basta vedere la reazione di oggi della borsa di Mosca con i titoli principali scesi anche del 30%”. Il presidente di FinanzaWolrd ritiene che le sanzioni possono avere un effetto importante e se il dialogo diplomatico dovesse fallire nuove misure potrebbero colpire le banche russe e poi ci sarebbero ripercussioni su tutta la popolazione dovuti ad il crollo del rublo, con conseguenti difficoltà di approvvigionamento di beni che la Russia non produce. “Da uno scenario di questo tipo quello che ha più da rimetterci è Putin – conclude – gli americani sono quelli che hanno meno da rimetterci in termini commerciali ed economici”.