Alessandro Di Bussolo e Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
In Ucraina, il giorno di guerra numero 105 si è aperto con nuovi numeri della tragedia: Kiev ha annunciato che sono già più di 31 mila i soldati russi morti, mentre Mosca fa sapere di aver trasferito entro i propri confini mille militari ucraini fatti prigionieri a Mariupol, “per essere processati”.
Kiev chiede aiuti e armi
Il presidente ucraino Zelensky, intanto, annuncia di aver fatto quanto richiesto per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea, e che ora la risposta è attesa dalle autorità di Bruxelles. Il presidente della commissione per gli Affari esteri del Parlamento europeo, il tedesco McAllister, ha dichiarato che a Kiev vanno fornite armi, attrezzature e lo status di candidato Ue come “chiaro segnale politico di solidarietà con il coraggioso popolo dell’Ucraina”. Le speranze infatti dell’esercito ucraino di resistere e riconquistare i territori occupati dalle truppe di Mosca sono legate all’invio di nuove armi, in particolare da Stati Uniti e Gran Bretagna. E’ stato poi resto noto da una parente giornalista negli Usa, che il Rabbino capo di Mosca Pinchas Goldschmidt ha lasciato la Russia i primi giorni di marzo perché si rifiutava di sostenere pubblicamente l’invasione dell’Ucraina, come il Cremlino gli chiedeva.
Bombardati due ospedali a Severodonetsk
Sul terreno, Zelensky dichiara che le forze russe non hanno fatto ieri progressi significativi nella regione orientale del Donbass, mentre a Severodonetsk sono stati bombardati due ospedali. Bruxelles intanto accusa la Russia di aver distrutto il secondo più grande terminal di grano. Si parla di ricatto alimentare di Mosca, perché la situazione che rischia di destabilizzare non solo i Paesi più poveri dove manca il cibo, ma anche l’Europa che potrebbe essere raggiunta da flussi migratori ingestibili.
Rischio fame e stagflazione
La guerra in Ucraina, infatti, frena attività, investimenti e scambi nel breve termine è tra le cause principali del taglio drastico alle previsioni di crescita globale per quest’anno, con effetti negativi specie nei paesi più poveri. Lo denuncia l’ultimo rapporto Global Economic Prospects, pubblicato ieri dalla Banca Mondiale. Nel documento si profila un grave rischio di malnutrizione e di aggravamento della fame e persino di carestia in alcune aree, specie nei Paesi che ancora lottano per riprendersi dalla pandemia e dove il reddito pro capite quest’anno rimane il 5% al di sotto dei livelli pre-covid. Si parla anche di “stagflazione”. Il termine che richiama gli anni “70, indica un “periodo prolungato di bassa o nulla crescita dei prodotti, e di alta inflazione”, una combinazione critica. Il rischio è “considerevole” oggi ,secondo la Banca mondiale, accelerato dall’invasione russa, con conseguenze destabilizzanti per le economie a basso e medio reddito
Si teme una crescita zero a livello mondiale
Sono pronostici, ma fanno riflettere: crescita globale annuale al 2,9% dal 4,1% di gennaio ma in due anni potrebbe essere pari a zero. L’invito della Banca mondiale è ad agire subito per mitigare le conseguenze della guerra in Ucraina, aiutare i paesi a pagare cibo e carburante e accelerare la riduzione del debito promesso, evitando “politiche distorsive” come il controllo dei prezzi e il divieto di esportazione E poi, la richiesta è di rinnovare politiche fiscali, finanziarie, ambientali per contrastare le disuguaglianze. L’inflazione persistente -altro dato significativo e allarmante segnalato – cresce la possibilità che le banche centrali aumentino drasticamente i tassi di interesse per raffreddare la domanda, ma ciò potrebbe portare a una crisi globale più punitiva e a crisi finanziarie anche nei mercati emergenti.