Ucraina, gli attacchi ai granai di Izmail preoccupano la Romania

Vatican News

Kyiv è stata attaccata nella notte da droni russi, mentre a Kherson quattro soccorritori ucraini sono rimasti feriti in un bombardamento che ha colpito una chiesa. In questo clima di tensione la Romania, dopo il raid di Mosca sul terminal del grano sul Danubio, è in allerta per quelli che definisce “Inaccettabili attacchi vicino al confine”

Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano

L’820esimo attacco russo su Kyiv dall’inizio dell’invasione. Serhiy Popka, capo dell’amministrazione militare della capitale ucraina, ha riferito su Telegram che le forze di difesa aerea hanno distrutto nella notte 15 droni kamikaze ‘Shahed’, utilizzati nel corso di un assalto russo sullo spazio aereo della città. Il bombardamento è durato tre ore. Secondo l’emittente statale ucraina Suspilne gli attacchi dei droni nel Paese sono continuati anche nel corso della mattinata: tre civili e quattro operatori dei servizi di emergenza ucraini sono rimasti feriti in un raid russo che ha colpito una chiesa a Kherson. ”Mentre i soccorsi erano impegnati a domare l’incendio, che si è scatenato dopo l’attacco alla chiesa – ha riferito il governatore regionale Oleksandr Prokudin – è stato portato a termine un secondo attacco: quattro soccorritori che stavano spegnendo le fiamme sono rimasti feriti”.

Il Danubio

Forti tensioni sono state registrate anche in Romania. L’attacco russo al porto ucraino di Izmail, situato sul Danubio – infrastruttura cruciale per le esportazioni di grano – ha provocato la distruzione di 40mila tonnellate di cereali, causando danni ingenti e costringendo decine di navi a fermarsi prima dell’attracco. Il bombardamento, portato avanti dai droni di Mosca, ha fatto scattare l’allarme anche nello Stato membro della Nato, i cui confini si trovano sulla sponda opposta del fiume. “I continui attacchi della Russia contro le infrastrutture civili dell’Ucraina sul Danubio, in prossimità della Romania, sono inaccettabili”, ha commentato il presidente romeno, Klaus Iohannis tramite Twitter, sottolineando come quelli di Mosca siano veri e propri “crimini di guerra e compromettono ulteriormente la capacità d Kyiv di trasferire i suoi prodotti alimentari a chi ne ha bisogno nel mondo”.

Le preoccupazioni di Erdogan

Un’escalation che preoccupa il leader turco Recep Tayyip Erdogan. Il presidente turco, principale mediatore del patto sul grano – sospeso dal Cremlino a metà luglio – ha parlato al telefono con Putin, chiedendo al presidente russo di non “alzare ulteriormente la tensione”. La storica amicizia tra i due leader non sembra però sufficiente a risanare le divergenze sull’esportazione ucraina. Anche se da un lato il presidente turco ritiene che “la fine dell’accordo per le esportazioni dall’Ucraina, dopo l’uscita della Russia, non gioverà a nessuno”, Mosca non sembra intenzionata a fare passi indietro. Il Cremlino, fermo sulle sue posizioni, ha fatto sapere che rientrerà nel patto “non appena l’Occidente adempirà effettivamente a tutti gli obblighi nei confronti della Russia”, ossia l’eliminazione delle restrizioni all’export dei suoi cereali e fertilizzanti. In questa prospettiva i raid russi sui porti ucraini non sembrano destinati ad interrompersi.