Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Secondo fonti ucraine, il presidente russo, Vladimir Putin, avrebbe dato l’ordine di occupare entro questo mese le regioni di Lugansk e Donetsk, che formano il Donbass. La situazione lì “è molto complicata”, ammette il presidente ucraino, Volodomyr Zelensky, affermando che l’epicentro dello scontro sono ora le città di Severodonetsk, Lysychansk e Kurakhove. Intanto sono sempre più drammatici i dati Onu sugli esiti del conflitto. Sono 4113 i civili rimasti uccisi dal 24 febbraio scorso, data di inizio della guerra. Ogni giorno, poi, secondo l’Unicef due bambini perdono la vita e quattro rimangono feriti.
Le sanzioni europee
E, mentre è in costruzione nella capitale Kiev la prima linea di difesa contro l’avanzata russa, alcuni membri dell’Opec, l’organizzazione dei Paesi produttori di petrolio, starebbero valutando l’ipotesi di sospendere la Russia dalla partecipazione all’accordo sulla produzione di petrolio, dato che le misure occidentali iniziano a compromettere l’efficacia estrattiva di Mosca. Ieri Bruxelles ha approvato il pacchetto di nuove sanzioni, Kiev esulta: “Ora Mosca avrà decine di miliardi in meno per la guerra”. Infine li Stati Uniti sostengono la mediazione turca per quanto riguarda lo stabilimento di rotte sulle quali veicolare le esportazioni di cereali. Lo ha dichiarato il portavoce del dipartimento di Stato americano, Ned Price, ribadendo come Washington continuerà a sostenere l’Ucraina, nel tentativo di spingere Mosca al tavolo negoziale.
Il dissenso russo
In Russia ci sono voci che si iniziano a dichiarare la propria opposizione al conflitto contro l’Ucraina. Due parlamentari regionali sono stati espulsi dal Partito Comunista per aver chiesto a Putin di dichiarare la conclusione di quella che il Cremlino definisce “operazione militare speciale”. Già la settimana scorsa, uno dei due parlamentari aveva espresso la medesima richiesta, trovando l’appoggio di un collega. I due sono accusati di tradimento e non è chiaro se andranno incontro ad altre conseguenze oltre all’espulsione dal partito.